Dopo un avvio impressionante sia in Italia che in Europa, sono sorte da un paio di settimane alcune incombenti nubi sul Napoli targato Rafa Benitez. La squadra si è fermata e Juventus, Parma e Borussia hanno portato in eredità tre sconfitte, un solo gol realizzato, ben sette subiti e tante certezze che sono venute a mancare. In particolar modo si sono sofferte oltre ogni misura le ripartenza avversarie, proprio quel contropiede che ha caratterizzato le ultime stagioni azzurre. Quali possono essere le cause di questo momento infelice degli azzurri? Sicuramente può aver influito l’utilizzo di calciatori non perfettamente congeniali ad un determinato sistema di gioco.
MODULO – Il tecnico spagnolo, ha portato a Napoli il 4-2-3-1, sperimentato al Chelsea dopo che per anni aveva macinato vittorie con il 4-4-2 con Valencia e soprattutto Liverpool. Sempre presente quindi lo schieramento a 4 del pacchetto arretrato. Risulta fondamentale per questo sistema di gioco l’apporto degli esterni, alti e bassi, ed è proprio quello che è mancato al Napoli in questo periodo. Inoltre appare palese la costante inferiorità numerica che si viene a creare a centrocampo in fase di non possesso, con i due mediani incapaci di fare la giusta densità. Solo un problema di modulo o di interpreti?
INTERPRETI – Nel corso delle esperienze passate, Benitez ha potuto fare sempre affidamento su terzini di ruolo, difensivi, che fornivano la giusta copertura ai calciatori che occupavano le corsie esterne avanzate in modo tale da poter esprimere liberamente il proprio estro. Nel Valencia del 2004, veri e propri mastini difensivi come Curro Torres e Carboni guardavano le spalle a due esterni puri ai lati: il mancino Vicente a sinistra e Rufete a destra. Risultato: squadra corta, coperta ed esterni alti messi in condizioni ideali per far male. I vari Maggio e Armero, come lo stesso Zuniga, tutto sembrano tranne che pedine adatte ad una difesa a quattro.
BARICENTRO BASSO – La conseguenza è che il Napoli soffre notevolmente sulle corsie esterne quando viene aggredito in velocità, la squadra perde di mordente e incisività in quanto le ali sono costrette a ripiegare facendo abbassare notevolmente il baricentro e questo è un aspetto che si paga contro squadre di prima fascia che hanno punito gli azzurri in ripartenza. Inoltre le continue imprecisioni ed errori personali dei difensori costringono la squadra ad abbassarsi ulteriormente per coprire queste pecche e risulta dunque impossibile imporre il proprio gioco contro squadre di pari livello e superiore. In difficoltà anche Behrami che generosamente va a pressare già nella metà campo avversaria, lasciando un buco enorme e inferiorità numerica al centro del campo. Ne sono conseguite, quindi, le sconfitte in tutte le partite più importanti (Arsenal, Roma, Juvenus, Dormund) dove c’era da combattere, fare densità e ritmo in mezzo al campo.
SERVE FIDUCIA, IL NAPOLI E’ ANCORA UN CANTIERE – Un cambio di modulo potrebbe essere la soluzione immediata per soffrire meno in mezzo al campo ma non risolverebbe i problemi difensivi del Napoli. In un momento di difficoltà, però, sarebbe il caso di ragionare con lungimiranza: finalmente il Napoli ha un progetto tecnico, una guida di carisma e sapienza calcistica come Benitez. Un progetto di tale portata, vale a dire un completo restyling tecnico tattico della squadra è impensabile in soli 3 mesi. La soluzione è il mercato: acquistare calciatori congeniali al modo di giocare di Benitez. “Infondo si è solo al 75%”, ha dichiarato lo spagnolo fin dall’inizio della stagione, affermando che la squadra aveva bisogno ancora di crescere, anche quando tutti giudicavano il Napoli come una corazzata imbattibile e pronta a impadronirsi dello scettro della Juve. Queste sconfitte serviranno sicuramente per arrivare al tanto agognato 100% e completare il rinnovamento tattico auspicato dal tecnico madrileno ad inizio campionato.
Antonio Allard