Trecento, probabilmente domani sera. Un bel traguardo non c’è che dire, un bel numero forte, che sta a indicare le presenze di Goran Pandev in serie A. Dall’Ancona in su, dopo lo Spezia (di C1), e poi Lazio, Inter e Napoli: il macedone tante ne ha messe assieme in dieci anni di più che onorata carriera. Sì, perché a quell’Ancona sbarazzino nella massima serie, fu prestato dall’Inter che poi lo cedette alla Lazio nel 2004. Salvo poi riprenderselo, nel gennaio 2010, quando fu rottura totale coi biancocelesti, e giusto in tempo per cavalcare l’impareggiabile onda del Triplete con Mourinho. Col quale tuttora, di tanto in tanto, Goran dialoga via sms. Reciproci complimenti e saluti, così per ribadire che alcuni rapporti, rinsaldati dalla stima, difficilmente si perdono nel tempo.
IL RUOLO. Rifinitore, punta, terzino, col portoghese gli andava bene di tutto, poiché si sentiva parte integrante di quella squadra. Insomma, importante. Poi ha trovato Mazzarri, che lo voluto gli ha rinnovato stima e crediti. Un paio di stagioni di buon profilo, non perdendo mai l’occasione di sottolineare che lui a Napoli ci sta molto bene e si sente apprezzato. Sette gol in totale per ciascuna annata, ed eccolo cominciare con l’ultimo tecnico. Nuovo per la piazza napoletana, ma non per lui. C’è Don Rafa adesso e le strade dei due tornano perciò ad intersecarsi.
BENITEZ. Tenuto conto che il macedone era approdato in nerazzurro solo cinque mesi prima dello spagnolo, va rilevato che sono stati sotto gli stessi colori per meno di sei mesi (Benitez è andato via nel dicembre 2010 e Pandev agosto 2011). Ed è stato schierato dal tecnico in maniera discontinua, per 11 volte in campionato (un gol alla Lazio) e poi 5 volte in Champions, due volte in Supercoppa e nel Mondiale per Club vinto. Insomma un rapporto non proprio continuativo ma nemmeno troppo saltuario. Mou e Mazzarri hanno creduto in Kung Fu, e lo stesso Benitez ci sta (ri)credendo. Insediatosi appena sulla panchina azzurra, s’era infatti subito informato sulle condizioni del macedone. Pandev che è stato designato come spalla di Higuain, a volte anche come sostituto. Da prima punta. Al momento le cose girano abbastanza bene, con le 11 presenze e 3 reti (doppietta al Genoa e poi una al Livorno), anche se Goran è da prendere per come è. Dotato di bagaglio tecnico eccellente, ma non di pari autonomia. Ovvero, pennellate d’autore, ma a bassa frequenza. Tuttavia in tredici giornate è partito otto volte da titolare (subentrando tre), il che poi non è così male.
LAZIO. La Lazio incombe, ormai questione di ore, e lui è pronto. Non perché ce l’abbia con quei colori, ma per come andò a finire con Lotito. Ecco, in casa Lazio finì per non sentirsi apprezzato. Emarginato ed accantonato per mesi, sul finire del 2009. La dirigenza biancoceleste s’impuntò , intransigente su quel contratto in scadenza che andava rinnovato secondo i diktat del club. Ma Goran, chiamandosi fuori, chiese ed ottenne la rescissione. Il lodo Pandev. Dopo la piena soddisfazione in aula, forse c’è ancora un piccolo conticino da saldare, ma sul campo. Visto che nel 2010 con l’Inter e due anni dopo, con gli azzurri, ha fatto gol alla Lazio. Ma alla fine perdendo. E allora, segnare o vincere? Che domande, tutta la posta.
FONTE Corriere dello Sport
Articolo modificato 1 Dic 2013 - 09:09