La preoccupazione era quella d’un Napoli orfanello. D’una squadra condannata a piangere l’addio del Matador e a versare lacrime amare per la separazione da quel giovanotto segaligno con la faccia squadrata da cheyenne e il viziaccio benedetto di fare tanti gol. Lacrime di gente tradita, quelle azzurre? Forse. Però poche. Diciamo la verità: Cavani da tempo aveva deciso di andar via e la sua ostinazione a trasferirsi làddove lo portava il portafoglio aveva indispettito tutti quanti. Cosicché quella separazione ormai scontata, alla fine si era consumata senza neppure troppi drammi. Anche perché nelle tasche del club erano piovuti – e tutti assieme – una bella settantina di milioni. Più o meno quant’erano le paure della gente. E ora – si pensava – quei gol chi li farà?
NUMERI. Ebbene, a parità di gare (22: 16 più 6 di coppa), cinque mesi dopo il conto è questo: il Napoli complessivamente ha segnato 4 gol in più: 45 contro 41 e se giusto un anno fa Cavani da solo ne aveva già segnati 18 (11 in campionato e 7 in coppa), adesso c’è la coppia Higuain-Callejon che regala godimento perché di gol ne ha già fatti 22: 16 in campionato e gli altri in Champions. Si dirà: ma ce ne son voluti due per sostituire El Matador! Giusto, ma sarebbe troppo semplice liquidare il ragionamento in questo modo. Perché questo è un Napoli nuovo. Una squadra che con coraggio, e anche rischiando molto, ha chiuso un libro e ne ha cominciato un altro. Con un allenatore nuovo, un disegno tattico rivoluzionato, una filosofia molto diversa affidata a una mezza dozzina di giocatori arrivati dall’Inghilterra, dalla Spagna e dall’Olanda. Senza contare che sino a ieri il Napoli ha dovuto fare i conti pure con una certa Champions League, dove far gol è di certo più complicato che il Europa League.
NON E’ UN CASO. Parole? Macché non c’è bisogno di sondaggi per capire che la coppia Higuain-Callejon (la più bella sorpresa d’attacco dell’intero campionato perché meno classica di Tevez-Llorente e meno attesa di Totti-Gervinho) ha scacciato via le preoccupazioni azzurre, scalzando in fretta El Matador dalle passioni azzurre. Intendiamoci: quel che è stato e quel che ha fatto Cavani la Napoli del calcio non lo scorda e non lo banalizza, ma la scoperta dei nuovi re del gol è assai più d’una consolazione. E se si vuole, c’è pure di più. Perché se ieri l’assenza di Cavani si trasformava subito in tragedia per l’attacco, se ieri per il gol il Napoli era quasi totalmente dipendente da quel signorino, oggi non è più così. Già, il Napoli d’adesso, almeno per l’attacco, non si riconosce più in un giocatore solo, ma in gruppo che favorisce scelte e disegni anche diversi. E non c’è dubbio che se erano spettacolari e mozzafiato quelle folli corse di Cavani da una porta all’altra, se erano esaltanti quei suoi gol quasi tutti di potenza e rabbia, se erano inevitabilmente coinvolgenti quelle sue smorfie da indomabile guerriero, anche le sensazioni che regalano Higuain e Callejon non sono da meno. Con una differenza: il Napoli di Cavani sapeva guadagnarsi spazi ampi nei quali si fiondava spesso in fuga solitaria El Matador. Oggi, invece, il metodo Benitez prevede l’aggressione in massa degli spazi. E in quegli spazi Higuain, Callejon, e tutti gli altri “accompagnatori” dell’azione sanno ricamare ora larghe ora strette geometrie vincenti. Insomma, due modi diversi d’arrivare al gol.
Due filosofie che però sono anche un po’ parenti. Cugine alla lontana, visto che accantonato l’iniziale, compassato giropalla, il Napoli sta diventando ancora più avvincente aumentando l’intensità della giocata, aspettando alto l’avversario e poi ripartendo come un razzo. Si potrebbe dire: una bella rivisitazione anglo-ispanica del contropiede modello livornese. O di quelle parti. Qualcuno, infatti, può negare che erano decenni che non si vedevano due partite di fila entusiasmanti come lo sono state Napoli-Arsenal e Napoli-Inter l’altra sera? E se è così, è anche perché non c’è stata quella crisi di gol che si era temuta. Sì, Higuain e Callejon hanno messo fuori della porta il fantasma di Cavani. Non la sua storia e i suoi gol, questo assolutamente no, ma di sicuro la paura del rimpianto.
FONTE Corriere dello Sport
Articolo modificato 17 Dic 2013 - 09:22