Il Napoli si dispone con due linee strette. Quella difensiva accorcia in avanti, quella mediana all’indietro. L’obiettivo è non lasciare spazio sulla trequarti alle improvvise accelerazioni degli attaccanti sardi Sau, Nenè e soprattutto Cossu. Ma il Cagliari adotta una strategia diversa e decide di attaccare la profondità scavalcando coi passaggi lunghi la terza linea del Napoli.
Al 5′ Conti pesca con un lancio da metà campo Nenè che tagliava alle spalle del rigido Fernandez. Gol annullato per millimetrico offside. Dopo 3 minuti Naingollan costringe Maggio e tutto il Napoli a ripiegare bruscamente con un’apertura in diagonale a tagliare il campo. Il terzino perde le coordinate spazio-temporali e finisce a gambe per aria, sulla pressione alle spalle di Astori. Non ci sono coperture preventive. Fernandez deve uscire sull’avversario mollando da solo Nenè. Assist e tiro sono un gioco da ragazzi. Il Cagliari passa in vantaggio con facilità disarmante evidenziando gli atavici limiti difensivi degli azzurri.
I partenopei cercano di ritrovare il bandolo della matassa. L’uomo più vivo è Callejon che si apre bene a destra, riceve palla e punta spesso Avelar. La sua rifinitura per Higuain al 15′ chiederebbe solo una conclusione precisa, ma l’argentino cicca quasi la palla. Il Pepita si rifà poco dopo dal dischetto trasformando un penalty causato da duello in area considerato troppo deciso di Astori su Pandev. Il gol rivitalizza il Napoli che sempre da destra, questa volta con un cross griffato Maggio, serve Higuain, bravo nello smarcamento molto meno nella mira.
Le trame offensive sono l’aspetto migliore della squadra di Benitez. Gli esterni si muovono bene. Il problema sta nell’assenza di intensità e ritmo. Il Cagliari riesce troppo facilmente a gestire la circolazione palla per mancanza seppur minima di pressing. Aspettando la gara del Napoli avevo appena visto il primo tempo dell’Atletico Madrid (prossimo avversario del Milan in Champions) contro il Levante. Una gara simile per tanti aspetti. Una delle big del campionato se la vedeva con una provinciale con lo sparring partner subito in gol. La differenza macroscopica tra gli uomini di Simeone e quelli di Benitez sta però nell’aggressività formidabile con cui interpretano la gara gli spagnoli, capaci di chiudere l’avversario nella propria metà campo e di riconquistare la palla appena persa per dare continuità all’azione e di destabilizzare anche mentalmente l’avversario. Tutto ciò al vecchio Sant’Elia non si vede mai. Del Fabro (classe 95) e Astori (i due centrali del Cagliari) possono sempre costruire il gioco da dietro in tranquillità attivando i due registi Naingollan e Conti. Il Napoli manca di quella carica agonistica che invece contraddistingue le sue dirette competitor per lo scudetto. Alla fine nonostante l’evidente gap tecnico, accentuato dall’uscita per infortunio di Nenè per Pinilla, è il Cagliari ad essere più convincente, compatto, pericoloso, mentre il Napoli va a fiammate.
Nella ripresa ci si aspetta un Napoli più volitivo e più desideroso di vincere, ma l’unica novità è il cambio di fascia tra i due esterni ma gli ospiti pagano la scarsa vena di Pandev e Higuain. Al 51′ il macedone avrebbe dovuto aspettare Insigne che sopraggiungeva a destra invece di cercare subito l’imbucata per Higuain. Stesso errore lo commette il Pepita una manciata di minuti dopo quando si defila a sinistra e consente il taglio dentro a Callejon. Il passaggio però doveva essere sul lato opposto dove sopraggiungeva ancora Lorenzinho.
Col passare dei minuti aumenta l’impotenza offensiva del Napoli. Tiri in porta non se ne vedono. Higuain gira a largo proponendosi più come rifinitore che come finalizzatore. Benitez allora ufficializza il suo arretramento inserendo nel finale Zapata con Mertens alle sue spalle e lasciando Higuain sul centro-sinistra. Il terremotino offensivo non produce effetti visibili. Il Napoli (gol di Callejon irregolare per fuorigioco attivo di Albiol a parte) chiude la partita con 2 sole conclusioni in porta in 90 minuti, un pareggio inutile e tanti interrogativi tattici ancora irrisolti.
Fonte: Il Mattino