All’inizio aveva le sembianze del colpo di fulmine; della scintilla scoccata in maniera naturale tra un calciatore argentino ed i tifosi napoletani; dell’ammirazione nei confronti di chi lascia coraggiosamente il Real Madrid per approdare al Napoli. Oggi, invece, si può parlare tranquillamente di amore tra Gonzalo Higuain ed il popolo partenopeo. Il trasporto è reciproco. E non sono stati tanto i gol che pure sono tanti, tredici tra campionato e Champions League, quanto l’attaccamento mostrato ai colori azzurri del Pipita. Un senso d’appartenenza incredibile, manifestato peraltro in ogni occasione: dalle lacrime di rabbia dopo la vittoria sull’Arsenal e l’eliminazione dalla massima competizione europea, alla prestazione di ieri contro la Samp. Una prestazione da leader. Un impegno, finché è rimasto in campo, encomiabile. Numeri tecnici d’alta scuola quando Higuain ha deciso di trascinare i suoi alla vittoria: lo scatto e l’assist-gol per Mertens; l’assolo ed il cross al bacio non trasformato in rete da Callejon per un soffio; avversari lasciati sul posto come fossero birilli. El Pipita, un fuoriclasse che incanta ogni volta che entra in possesso del pallone; uno che non sai mai cosa s’inventa pur di creare un pericolo per la porta avversaria.
IN PIEDI. Ma Higuain è anche quello che incita la folla a tifare; sprona i compagni; perdona Mertens o Insigne per qualche egoismo di troppo. Come fanno i veri campioni. Ed il pubblico di Fuorigrotta, ieri numeroso come non mai, è entrato in perfetta simbiosi con quel personaggio così semplice quanto straordinario. Tutti in piedi ad applaudirlo quando Benitez ha deciso di richiamarlo in panchina. Tutti in piedi ad intonare il suo cognome. Mentre l’allenatore idealmente lo abbracciava vicino alla panchina e lui non sazio dell’applauso rivolto a tutto lo stadio, ha ripreso ad applaudire la gente. Il tifoso sa cogliere la sincerità di taluni gesti. E Higuain, man mano che scorrono le partite, entra sempre di più nel cuore dei napoletani. E non solo con i gol, gli assist e le magie. Soprattutto con i gesti. El Pipita è spontaneo, genuino, innamorato di quei colori azzurri e di quel progetto che lo intriga fino al punto da confessarlo apertamente nel forum tenuto presso «Diario Olè», quotidiano argentino, prima di Natale. Anche il suo sogno è piaciuto ai napoletani: quello di voler regalare altri sorrisi ai bambini che soffrono. Un sogno nobile. Il desiderio sano e sentito di chi ha avuto tutto dalla vita ed ora vorrebbe dare qualcosa di suo ai meno fortunati della città che l’ha già eletto a suo beniamino.
L’APPORTO IN CAMPO. Cavani segnava gol a grappoli ma non era entrato nel cuore della gente così come vi è entrato quest’attaccante che non perde mai occasione di ringraziare Maradona. E che fa gol e li fa fare. E se anche non dovesse riuscirvi, in campo la sua presenza si fa sempre sentire. Higuain tiene i difensori avversari in costante apprensione; ne distrae due per volta creando spazi per i compagni. E ieri contro la Samp quando si è accorto che era difficile sfondare per vie centrali si è spostato sugli esterni servendo un cross per Mertens semplicemente delizioso. Poi è venuto a giocare palla sulla trequarti. Infine, ha stordito i suoi angeli custodi con finte e numeri imprevedibili. Ogni pallone che tocca il Pipita si trasforma in insidia. E quel giro di campo finale ad applaudire la folla ha scatenato il tripudio sugli spalti. Quel campione aveva trasmesso amore e meritava di essere ricambiato.
FONTE Corriere dello Sport
Articolo modificato 7 Gen 2014 - 09:13