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Rafael si gode il momento d’oro, protagonista di un Napoli stellare

Una parata val bene una preghiera. Ma pure un gol segnato. Punizione di Mertens, boato del San Paolo e lui, Rafael Cabral Barbosa, inginocchiato dentro l’area di rigore con le mani al cielo per ringraziare. Ora et labora. Che nel suo caso sarebbe parare. Qualche volta dribblare. Eh sì, fa anche questo Rafael: “Rafaeu” e basta in portoghese. Piedi brasiliani, mentalità da spettacolo. Leggero, sereno anche nei momenti più tesi, sfrontato. Tecnicamente dotato, ha cominciato col Futsal, il calcio a 5. E col pallone ci sa fare, di suola, tacco e punta.

DRIBBLING CON BRIVIDO. Pronti via e i sessantamila hanno trattenuto il respiro. Una finta e via col pallone al piede. Eder, brasiliano come lui, saltato e sbalordito. «Il ruolo del portiere è ormai così, bisogna fare tutto in un attimo, pensare veloce. E io così ho fatto». Un guizzo. Sempre. Pure tra i pali. Si accartoccia, blocca, sicuro in ogni momento. Da numero uno, quello dietro la maglia. E che in Brasile ha sempre avuto. L’esordio ragazzino o quasi. Sei trofei alzati, la nazionale e una Libertadores vinta con Neymar e Ganso quand’era ancora uno sbarbatello. Il più giovane portiere della storia a conquistare la Coppa con le orecchie sudamericana. «Qui mi conoscete poco, c’è tutto il tempo per essere protagonista. Sono stato tre o quattro mesi a guardare, il calcio qui è molto diverso da quello brasiliano. Mi sto però ambientando alla grande, ora conosco tutti e tutto meglio. Devo soltanto continuare a sfruttare le occasioni che mi capitano». Pepe Reina a bordo campo a guardare, imbabuccato e quasi irriconoscubile. Lui, Rafael, in porta, di nuovo dall’inizio e bene, da pagelle tutte col segno più davanti. Rafael l’alternativa che è un titolare. Per destino, certo. Forse però anche “per contratto”. Doveva crescere alle spalle di De Sanctis, lo sta facendo dietro Reina. Talento evidente. Personalità spiccata. La prospettiva, importante. Cinque anni di contratto, strappato a Roma e anche Inter.

Il futuro è suo, il presente quasi. «Il titolare è Reina, gran portiere e ragazzo fantastico. Ho tanto da imparare da lui. E’ stato bello vederlo al campo, tra noi c’è grande sintonia. Nessuna rivalità negativa. Sono giovane, ho tutto il tempo davanti a me per dimostrare il mio valore. Devo sempre essere pronto». Ci crede Benitez, ci punta il Napoli, non ha dubbi Xavi Valero, il preparatore dei portieri. Gli acciacchi di Reina gestiti senza stress. Nessun allarme, né patemi. Rafael è già una sicurezza. Porta blindata e vittoria con la Samp. «Era importante dopo lo scatto della Juve. Siamo rimasti attaccati alle prime posizioni e soprattutto ci siamo avvicinati alla Roma. Volevamo tornare a vincere dopo il pareggio di Cagliari. E’ stato bello farlo in casa, lo stadio era pieno. Fantastico. L’anno è cominciato davvero bene, ce la giocheremo fino alla fine della stagione. Il secondo posto è un piazzamento eccellente, noi però puntiamo al massimo. Serve umiltà e intensità nel lavoro, partita dopo partita troveremo la forza per fare grandi cose». E allora è già Verona, l’ultima del girone d’andata, potenzialmente un derby atipico, la sfida tra due portieri omonimi: entrambi brasiliani e con storie che potevano incrociarsi. Rafael contro Rafael. E quello del Verona poteva anche essere azzurro. Un anno fa era un obiettivo del Napoli, il secondo individuato da sistemare dietro De Sanctis. Poi cambiò tutto. Scelte, scenari e strategie diverse. Un Rafael è però arrivato. E il campo dice che è quello giusto.

FONTE Corriere dello Sport

Articolo modificato 7 Gen 2014 - 11:16

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Scritto da
redazione