Ingegnere, scrittore, regista, filosofo e “divulgatore”. Luciano De Crescenzo è anche un grande tifoso del Napoli e segue le gesta di Higuain come faceva con Maradona negli anni Ottanta.
Ieri moltissimi studenti hanno saltato la scuola pur di vedere l’allenamento degli azzurri.
«Credo di averlo fatto anche io diverse volte per vedere Sentimenti, Venditto e Vojak. È normale per un ragazzo farsi trascinare dalla voglia di calcio, per quanto anche io abbia sempre preferito il Napoli a tutto. Per la verità io ho fatto filone per motivi ancora più importanti».
Ci spieghi.
«Una volta non andai a scuola perché incontrai una ragazza bellissima nella funicolare del Vomero. Iniziai a uscire con lei e mi iscrissi alla facoltà di Matematica e non di Filosofia perché lei scelse la prima. Forse per questo sono diventato ingegnere… La vita è strana, per questo capisco i ragazzi che sono andati al San Paolo. Battute a parte, la scuola è importante, gli studenti devono essere felici di vivere a Napoli e non nel centro dell’Africa, per esempio, dove le scuole non ci sono neanche».
I 15mila di ieri hanno sorpreso molti calciatori.
«Il tifo, lo dice la parola stessa, è una malattia e io credo di essere molto malato, come tutti i napoletani. Sono tifoso da sempre, la prima volta che ho pianto è stata per il Napoli».
Cosa accadde?
«Ero molto piccolo, mio padre mi portò all’Ascarelli e l’Ambrosiana vinse all’ultimo minuto. Piansi disperatamente e realizzai: sarei stato per sempre tifoso del Napoli».
Che pensa dell’abbraccio tra i tifosi e il Napoli?
«Non mi sorprende, perché il legame con la squadra del cuore è l’unico esempio di amore eterno. Non ho mai visto un tifoso che cambia bandiera. Quella per la squadra di calcio è la più alta forma di amore che esiste».
Higuain ne è rimasto entusiasta.
«Mi fa piacere, del resto lui è argentino. È un ottimo calciatore, spero che possa segnare sempre, anche domenica mattina…».
Fonte: Il Mattino
Articolo modificato 10 Gen 2014 - 18:55