La Grande Bellezza (con rispetto, s’intende) è in quella terra altrimenti di nessuno abitato dagli alieni, un fascio d’erba sempre più verde sul quale spruzza il talento puro. O la va o la spacca: però partendo dalla trequarti, venti-venticinque metri per abbeverarsi della fantasia allo stato puro, per cambiare la scena e tenerla per sé, per abbattere il luoghi comuni, lo stereotipo del calcio italianista; per avere un uomo e una parola in più. Il Napoli alla Benitez è un fantastico mondo di sogni affidato a uomini che sanno bene come fare ed hanno imparato quando farlo, nei tempi e nei modi d’un football assai europeo e comunque assai distante da quello precedentemente recitato: lo chiameremo, quasi per convenzione, 4-2-3-1, però visto che dare i numeri ha anche un senso – e tatticamente, didatticamente lo ha – il trucco che si nasconde (e si vede) nello sviluppo della manovra sa di 4-2-2, marchio di fabbrica e di unicità al quale partecipa di nuovo, da Verona, anche Hamsik.
X FACTOR. Bisogna dunque interrogarsi sulle qualità dei singoli, sulla loro proprietà di sintassi, sulla vocazione ad offendere: però, visti da lontano o anche da vicini, ce l’hanno un po’ tutti questo benedetto X factor che consente a Benitez di largheggiare e di tenere quasi sistematicamente quattro uomini al di là della linea del pallone. Ora che c’è Hamsik, la lotta (per la maglia) si fa dura: Higuain è il terminale, ma alle spalle c’è la ressa, c’è la tendenza a far male (agli avversari) di Callejon, che a Napoli ha riscoperto il piacere di segnare; c’è la trascinante esuberanza di Mertens, che con la Sampdoria s’è pure inventato una doppietta con tanto di punizione con il giro; c’è l’altruismo dell’attuale Insigne, che magari non trova la porta ma garantisce le diagonali e le coperture; e c’è un Pandev che sa fare la seconda punta come pochi. Poi è tornato Hamsik d allora la riffa delle cinque maglie per tre posti ricomincia, ricordando che lungo quella striscia, volendo, se non avesse da fare altre cose, come adesso, ci potrebbe stare anche Dzemaili.
LE SCELTE. In ordine rigorosamente alfabetico: Callejon, Hamsik, Insigne, Mertens e Pandev: la Grande Bellezza è in quel fantasioso pentapartito che governa le emozioni d’una città, in quella manina con cui salutare l’ovvietà e spingersi oltre. Dammi il cinque, si dice così o no?
FONTE Corriere dello Sport