Prima Verona, poi Bergamo e con la testa già a Bologna. Questo il trittico della settimana per noi tifosi azzurri, quelli con il vizio del “sostegno sempre e comunque”. E allora, quando pensavamo che i mercoledì allo stadio fossero finiti, anzi, rimandati all’anno prossimo, ecco che si affaccia la Coppa Italia. Pardon! La TIM Cup. Ma, per noi, sempre Coppa Italia.
Partita di fascino minore, la Coppa Italia ha richiamato comunque un sacco di gente al San Paolo. Complici i biglietti con prezzi popolarissimi, che, per una volta, hanno soddisfatto anche noi abbonati, sempre penalizzati in campionato. Abbiamo visto passare la Lazio per un soffio, il giorno prima, in pieno recupero. Il Milan nel pomeriggio, riuscendo a beccare goal anche dallo Spezia. Nessuna sorpresa tra chi ha passato il turno. L’Inter non ce la fa. Come dicevo, nessuna sorpresa.
Arrivo allo stadio insolitamente in metro e gli incontri che si possono fare, da donna sola con una sciarpa del Napoli in bella vista, sono fantastici. O terribili. Dipende. Come se non avessero mai visto una tifosa del gentil sesso che va allo stadio. Eppure, la curva ne è piena. Il commento più bello, su cui mi sono soffermata commossa, è stato un autoinvito a venire con me, perché i miei occhi gli avevano fatto “un assist meglio di Higuain!”. Per un attimo gli ho voluto bene e ho pensato seriamente di portarlo con me in curva. Poi, ho desistito. Peccato per lui! Avrebbe assistito ad un miracolo della natura umana. Il primo goal, naturalmente.
Ma quando saliamo sugli spalti, siamo ancora ignari di ciò che avremmo visto di lì a poco. Siamo intenti, però, nella distribuzione dei biglietti per Bologna. Anche stavolta siamo un bel gruppetto, motivato, compatto e agguerrito. Mentre si parla ancora di Verona, della goduria finale e di Insigne che finalmente ha segnato. Ignari che l’avrebbe fatto una seconda volta di lì a poco. Insomma, ignoravamo parecchie cose, ma eravamo comunque lì, sapendo che a loro mancavano un po’ di giocatori e a noi c’era qualche novità. Prima su tutte, Zapata. Poi Radosevic.
Quando comincia la partita, siamo tutti rapiti dalla grazia di Duvan “ognipassoèunfallo”. Su di lui non si fanno neanche più battute. È bastato avere Higuain dentro per cinque secondi per capire che c’è poco da ridere sulla differenza tra i due. Subiamo subito il goal. Albiol è in ritardo, Britos è in ritardo, Yeyeyè è in ritardo, il centrocampo è in ritardo. Trenitalia più che il Napoli. Ma poco male. E tra di noi qualcuno disse, mentre intorno piovevano bestemmie degne di un esorcista, “Questo è il goal che li condannerà!”.
E così fu.
Dopo ne abbiamo fatti tre. O centotre. Perchè? Volete dirmi che il primo valeva per uno?! In tutti i casi, l’esultanza c’è stata solo sul terzo. Sul primo solo mani in testa, occhi sgranati, bocche aperte e incredulità a gogò. “C’ha cumbinat’?!” è stata la frase più gettonata. Da solo vale il prezzo di tutti i biglietti di coppa Italia, da qui fino alla finale. A tutti è venuto in mente quello di Firenze, ma questo è ancora più bello. E il ragazzo non si scompone. Capello perfetto, dà il cinque a tutti i compagni e sorride. Oscurando il bel cross di Yeyeyè. Credo, il primo che vediamo quest’anno dalla sinistra. Sul secondo goal, esultiamo dopo circa un quarto d’ora. Quasi in contemporanea con Inler, che lui, si sa, ci mette quei venti/venticinque minuti per capire dove sta e cosa sta succedendo. Pur non giocando malissimo, in curva si pensava, però, a quel povero Radosevic che come chioccia a centrocampo aveva lo svizzero. Non dev’essere stato facile per lui. Tanto che dagli spalti, spesso, li abbiamo confusi. Il goal di Insigne, in tutti i casi, è regolare. Possiamo parlarne da qui all’infinito, il fuorigioco non si fischia e Lorenzo ha dato una dimostrazione empirica ai bergamaschi di cosa sia la “cazzimma”. Del Grosso ha solo da imparare.
Detto questo, facciamo il terzo. Ancora Callejon. Ancora una prodezza. Ancora il capello perfetto, quasi da far perdere il primato a Zanetti.
Torniamo a casa felici, consapevoli di avere un attacco stellare che ne fa almeno tre a partita. Felici anche per il rientro di Marek. Che dio benedica la sua cresta e preservi il suo piedino grintoso. Lo aspettiamo dal primo minuto e di nuovo con la fascia da capitano. Felici anche perché leggiamo che Benitez ha imparato il napoletano. “Tram a muro”. Dimentico all’improvviso il miracolo di Callejon, e dirotto tutta la mia stima su chi gliel’ha insegnato.
Articolo modificato 16 Gen 2014 - 12:41