Il campionato più bello del mondo, si diceva un tempo. Negli anni ’90 il campionato italiano era considerato la maggior espressione del calcio europeo nazionale.
Quei tempi sono lontani. Il sistema calcio-Italia non funziona come forse tante cose nel vecchio continente. Stadi fatiscenti, campi pessimi, pochi investimenti nello sport inteso come spettacolo. La globalizzazione ha fatto il resto. Qualunque tifoso di calcio oggi ha la possibilità di confrontare le partite della Serie A con la Premier League, la Ligue 1, la Liga spagnola o la Bundesliga tedesca. Il paragone spesso non regge quasi sempre è devastante.
L’ultima giornata di campionato ne ha data ulteriore conferma. Non è possibile consentire partite come quella di Genova dove la sfida dei grifoni all’Inter di Mazzarri sembrava una lotta nel fango.
Non ultima la mentalità della classe arbitrale e dei giocatori, coloro che compongono i veri attori dello spettacolo in onda durante tutta la settimana ormai.
Guardando partite come quella di Bologna di oggi si nota l’evidente tentativo di non giocare a calcio, ma giocare “a calci”.
Tutto ciò con la compiacenza degli attori succitati. Giocatori che al minimo tocco volano come Higuain nel famoso tuffo a Capri. Arbitri che fischiano tanto ma soprattutto fischiano male, malissimo. Gioco continuamente spezzettato, non si può dire che latita piuttosto non esiste. Squadre che pensano più a non prenderle che a darle.
Se al Dall’Ara la squadra padrona di casa avesse finito la partita in 9 non sarebbe stato scandaloso. Perez, Konè (da espellere già precedentemente in occasione del fallo da rigore), Diamanti continuamente a muso duro contro l’arbitro senza che Damato prendesse in mano la situazione. L’arbitro non ha diretto male la gara, semplicemente ha lasciato scivolasse via.
Se questo è calcio, cambiamo sport.
(Antonio Picarelli)