Un Napoli più giovane. Con l’arrivo di Jorginho (’91) e di Rafael (’90) l’età media della rosa azzurra si è un po’ abbassata. E’ un inizio. I tentativi finora c’erano stati, ma sempre molto maldestri. I cosiddetti “acquisti di prospettiva” non sono mai stati troppo convincenti. Giocatori acerbi, sopravvalutati, altre volte semplicemente inadeguati.
I fasti di un tempo con le “scommesse” vinte — Lavezzi e Hamsik — sembrano ormai troppo lontani. L’unica scelta felice, e come se felice, è quella di Edinson Cavani. Ma, nonostante la giovane età, la discreta esperienza accumulata (quattro stagioni in A con il Palermo) e il prezzo — 17 milioni di euro — collocano l’uruguaiano nella fascia di giocatori testati e quindi sicuri. Una piacevole sorpresa, ma non del tutto una scommessa.
LE DELUSIONI – Poi il nulla. Dumitru, Edu Vargas, Bruno Uvini. Soldi investiti e mai sfruttati. Il longilineo attaccante cosmopolita (italiano nato in Svezia da padre rumeno e madre brasiliana, ndr) dopo le scialbe nove presenze nella stagione 2010/11, non è più ritornato alla base. Prima Empoli, ora Cittadella. La promettente ala cilena si presentò due anni fa come stella nascente del calcio sudamericano. Pagato quasi dodici milioni di euro, ciò che rimane è la sola tripletta in Europa League contro il modestissimo Aik Solna. Niente più. Poi in giro per il mondo: Brasile con il Gremio, a breve probabilmente Valencia, in Spagna. Infine il difensore brasiliano. 3,3 milioni, la cifra investita dal club partenopeo per scipparlo alla Roma e prelevarlo dal Santos. Una presenza nell’inutile match di EL contro gli olandesi del Psv lo scorso dicembre, un’altra da terzino improvvisato, subentrando al posto dell’infortunato Mesto nel campionato in corso.
LE INCOGNITE – Ora Duvan Zapata e Josip Radosevic. Troppo poco per promuoverli, troppo poco anche per bocciarli. Il colombiano oltre al meraviglioso gol in Champions a Marsiglia, ha fatto vedere qualche buon movimento, ma non ha impressionato particolarmente. L’ex Hajduk Spalato è sceso in campo quasi esclusivamente con la Primavera. Ventinove minuti in campionato non bastano per giudicarlo, ma nei novanta in Coppa Italia non ha sfigurato. Non certo un fuoriclasse, ma ha mostrato discreto carattere e senso della posizione. Ha bisogno di affinarsi un po’, di giocare con continuità, magari giocando in club minori.
SPERANZA — Rafael e Jorginho rappresentano la speranza. La speranza in un cambio di tendenza. L’estremo difensore brasiliano, nel periodo di stop di Reina, ha difeso alla grande la porta degli azzurri. Grande personalità, esplosività, reattività. Piede sopraffino e spirito brasiliano. Tutti questi particolari fanno pensare che sarà il numero uno del team partenopeo per un bel po’. Ha la stoffa giusta. Il centrocampista di origini italiane, invece non ha ancora esordito con la squadra di Benitez. Lo farà presumibilmente domenica, al San Paolo. Ma ha classe. Ventidue anni e sette reti in diciannove presenze alla prima stagione in Serie A. Tanta, tanta qualità.
Andrea Gagliotti
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