Probabilmente l’effetto Benitez comincia a evaporare. Se la frenata del San Paolo con il Chievo (sette giorni dopo il pari di Bologna) ha scalfito le sicurezze del Napoli e del suo guru spagnolo è presto per dirlo. E scatenato la prima contestazione della stagione contro la società. È innegabile che alcuni problemi sabato sera siano emersi e che Benitez dovrà lavorarci parecchio. È il momento dei vertici, delle riflessioni pensose, dell’unità di crisi. Rafa si aggrappa al mercato e alle promesse del presidente di ulteriori rinforzi. Il tecnico ha preso malissimo lo stop di sabato e riflette sul da farsi: tra due giorni c’è la Lazio in Coppa Italia che diventa adesso obiettivo primario (da affrontare con cambi limitati). Benitez è convinto che la squadra abbia in sé la forza di rialzarsi perché gli uomini per farlo ci sono. A cominciare dalla sfida di mercoledì sera. Eppure, qualcosa non va: solo un punto in più rispetto a un anno fa (44 contro 43), dodici punti di svantaggio sulla prima (dodici mesi fa erano 5, sempre dalla Juventus) e sei dalla seconda (la Roma ora è a 50 punti) e appena due vittorie nelle ultime cinque partite (ma gli azzurri non perdono da otto giornate, l’ultimo ko contro il Parma il 23 novembre). Eppure, da Castel Volturno trapela ancora fiducia, per non dire ottimismo. Benitez, il vice Pecchia e i suoi collaboratori hanno già rivisto nella notte di sabato le immagini del pari con il Chievo. Oggi, con il gruppo che si ritrova (ieri si sono allenati solo quelli che non hanno giocato), Rafa dirà la sua. Dallo staff tecnico è uscita una valutazione tutto sommato positiva: il Napoli ha comunque dominato il match, come testimoniano i tre pali colpiti; a parte la fase di avvio, la risposta del Napoli sul piano atletico è stata buona. Queste le personalissime considerazioni di Benitez. E come tali, possono essere discusse e confutate. Poi ci sono le valutazioni: la flessione dell’ultimo periodo ha fatto rientrare in corsa la Fiorentina e allontanato la Roma. Ma il Napoli si sente in grado di riacciuffare i giallorossi, perché l’autostima è ancora alta. Poi si potrebbe discutere a lungo sui motivi della flessione, che non possono essere tutti riconducibili alla sfortuna. Come invece ha tentato di fare Benitez.
Con Bologna e Chievo c’è stato un netto passo all’indietro. Segno che alcuni equilibri tattici sono venuti meno, e che l’involuzione è concreta, allarmante. Poi c’è un altro dato: contro le piccole è il Napoli non sa cambiare ritmo. Basta guardare la classifica: contro cinque delle ultime sette in coda (ovvero Cagliari, Udinese, Chievo, Bologna e Sassuolo) gli azzurri hanno lasciato ben 11 punti. Un passo che non consente di regalare speranze o illusioni. Appena gli azzurri sembrano trovare una sua certa quadratura (come dopo Verona) poi cominciano a sbracare quando invece la stagione entra nel momento chiave e impone continuità di rendimento e di prestazioni, tenuta difensiva, tenuta di squadra. Non è così, invece: negli scontri contro le piccole, la difesa azzurra ha preso qualcosa come 10 gol in sei partite. In pratica uno solo in meno di quando subìto dalla Roma in tutta la stagione e quattro in meno della Juventus schiacciasassi. È chiaro che il problema è questo. La replica di Benitez alle critiche finali è in linea col suo personaggio: garbata, persino umile, ma alla fine non manca mai un colpo di coda. Perché Rafa è fatto così, ha una bonarietà di superficie ma ha anche il suo caratterino perché, in fondo, non gli piace sentirsi criticare troppo. «Se avesse segnato Mertens…», ha replicato. Ora è già vigilia, perché c’è la Coppa Italia. Uscire fuori adesso sarebbe una tragedia. Per riavere il Napoli di qualche settimana fa ci vorrebbe anche l’Higuain di un mese fa, visto che quello attuale non è all’altezza della sua fama. E ci vorrebbe anche più fuoco, più passione, da parte di un gruppo che appare inspiegabilmente meno grintoso di un tempo.
FONTE Il Mattino
Articolo modificato 27 Gen 2014 - 11:20