Parma, 11 aprile 1998. Il Napoli apre le porte del proprio abisso retrocedendo dopo una stagione fallimentare. C’è un click che fotografa la scena: le lacrime di Fabio Cannavaro, all’epoca giocatore del Parma, che prova a consolare Pino Taglialatela.
Napoli, 31 gennaio 2014. Il Napoli spalanca le porte al suo processo di internazionalizzazione targato Rafa Benitez, lo fa dicendo addio a Paolo Cannavaro, il Capitano dell ultime sette stagioni, l’uomo che dagli inferi alla Coppa Italia ha traghettato una società verso l’Olimpo del calcio. Anche Paolo piange, prova a trattenere le lacrime ma è dura. Avrebbe voluto un finale diverso alla sua avventura ma molteplici concause glielo hanno impedito. Le lacrime dei fratelli Cannavaro raccontano 15 anni di Napoli, dall’inferno al Paradiso, testimoni dei punti opposti della recente storia azzurra. Il cerotto va strappato tutto in un colpo, solo così fa meno male, è una legge non scritta tramandata dai nostri predecessori. Ma nè il Napoli di allora, nè l’ultimo anno di Paolo Cannavaro, hanno benficiato di questa possibilità.
Per la società che nel 1998 stava calando a picco, una procedura fallimentare anticipata avrebbe evitato anni di inutili umiliazioni e frustrazioni; un contratto diverso, una scelta più felice anticipata già allo scorso luglio, avrebbe invece salvato Paolo Cannavaro dalla gogna del tifoso napoletano. Il cartellino rosso di Roma è l’ultimo frame che resta nella memoria, a volte quello più incancellabile, soprattutto dalla memoria breve. Servirà un po’ di tempo, forse, per rimarginare la ferita che fa male ad entrambi. Rivederlo con un’altra maglia in serie A non sarà certo un toccasana istantaneo, anzi. Il tifoso sarà ancora lì pronto a puntare il dito dimenticando la strada fatta assieme diventando ciò che si è oggi: un Napoli internazionale che non ha più spazio per il cuore di un Capitano napoletano. Quando si cresce si perde parte della sensibilità dei primi anni della propria storia: sta succedendo anche al Napoli, più freddo, meno passionale, più cinico. Sta succedendo anche ai propri tifosi che stanno diventando proprio come la società che spesso criticano, i fischi ad un altro figlio di Napoli lo testimoniano. Entrambi eventi naturali e figli dei tempi che cambiano. Come l’addio di Paolo.
Antonio Manzo
Articolo modificato 1 Feb 2014 - 12:24