Come spesso accade nel calcio il punto di forza di una squadra, come la giocata di prima intenzione di Totti che va incontro al portatore di palla, può diventare il punto di debolezza se letta con anticipo dall’avversario. Due azioni in fotocopia caratterizzano la prima parte della gara. Al 5’ Totti correndo a ritroso è contrastato da Inler che lo anticipa consentendo ad Hamsik di ripartire subito. Sul cross di Insigne salva sulla linea De Rossi. Lo schema della Roma si ripete al 13’ solo che questa volta Jorginho lascia a Totti qualche metro di libertà che il capitano giallorosso sfrutta per lanciare nello spazio oltre la linea difensiva Gervinho. L’ivoriano parte alle spalle di Reveillere (come farà nel finale con Ghoulam) e arriva sulla palla prima di Reina e Albiol. Lo scavino con cui supera il portiere è nel manuale dei colpi di classe.
La partita è quindi da subito spettacolare e veloce. Benitez ripropone Inler al fianco dell’ex centrocampista veronese nonostante la topica di Bergamo. Ma il problema è che la difesa, terrorizzata dal lasciare ancora campo a Gervinho, scappa sempre invece di accorciare in avanti quando la palla è coperta. In questo modo lo spazio tra le linee si allarga e Totti può sguazzarci dentro a piacimento. Al 21’ il pressing di Inler su Strootman va ancora a vuoto. Gervinho vede davanti a sé fuggire verso la propria porta sia Fernandez che Albiol. Può così facilmente appoggiare per Totti che avanza e tira violentemente ma centralmente addosso a Reina. Nonostante queste difficoltà tattiche il Napoli non demorde e continua a fare la partita. Higuain crea quasi da solo una palla gol per Callejon ma subito dopo la Roma raddoppia. È Hamsik a farsi rubare la palla nella propria trequarti. Ancora una volta la mediana azzurra è saltata con troppa facilità. Strootman, come prima Totti, può avanzare indisturbato e battere con un sinistro potentissimo un’impotente Reina.
La forza di volontà del Napoli è comunque inscalfibile, quasi avesse oramai fatto l’abitudine alle disavventure difensive. Continua a proporsi in avanti e giocare come se niente fosse successo. Già Hamsik al 43’ lancia Maggio che arriva a tu per tu con De Sanctis ma conclude debolmente, forse sbilanciato da Torosidis. Ma il bello arriva nella ripresa. Non si fa in tempo a rientrare che De Sanctis con un paperone su tiro cross di Higuain fa il più bello dei regali ai suoi ex compagni di squadra. Nel frattempo ha smesso di piovere, anche metaforicamente. Nel Napoli cresce la fiducia. La difesa continua ad essere patetica (vedi Maggio che spara addosso a Fernandez liberando al tiro Ljajic), la Roma riparte spesso in contropiede ma non trova più i guizzi giusti come nel primo tempo anche per un calo evidente di Totti che non fa più da collante tra centrocampo e attacco. Proprio Totti, prima di essere sostituito da Destro, arriva in ritardo sul secondo palo non riuscendo a chiudere un invito d’oro del solito Gervinho.
Anche Benitez prova a dare una scossa alla squadra buttando dentro Mertens per uno stanco Hamsik. Entrambi gli allenatori puntano a segnare più che a bloccare l’avversario. Le squadre si allungano, vengono fuori le qualità dei giocatori migliori. Cresce lo spettacolo, ogni azione risulta spettacolare. In questo contesto trova il guizzo giusto proprio l’ultimo entrato che cerca il triangolo interno con Higuain. L’anticipo di Benatia non cambia l’esito dell’azione. La palla torna comunque sui piedi di Mertens che salta secco Castan e batte De Sanctis con disarmante facilità. Il pareggio suggerisce al Napoli maggior prudenza. Benitez per una volta fa un cambio conservativo mettendo dentro Behrami al posto di Higuain. In realtà la sostituzione non incide molto sull’assetto tattico. Callejon diventa la prima punta. Jorginho va a fare il trequartista e proprio lui perde un contrasto con De Rossi. La palla schizza in zona d’attacco dove la combinazione tutta di prima Florenzi-Destro favorisce l’inserimento a sinistra di Gervinho il cui piattone violento beffa Reina sul primo palo. La Roma esulta per la vittoria ma l’accesso alla finale è ancora tutto da decidere.
Fonte: Adriano Bacconi per Il Mattino