Nell’immaginario collettivo resta il De Sanctis che esce per primo nel riscaldamento della finale di Coppa Italia all’Olimpico. Finale contro la Juventus. Sotto la curva dei napoletani con i pugni chiusi in segno di esultanza. La partita che avrebbe segnato la storia della società di De Laurentiis. Oppure quello che salva il risultato con il Bayern Monaco in Champions League parando il rigore battuto da Gomez.
Ma la storia del calcio è fatta di matrimoni brevi ed addii frequenti. Qualcuno lascia il segno, qualcun altro no. Il portierone di Guardiagrele si è sentito messo ai margini del progetto Napoli. Due parole con la società e poi la decisione. Di fare la chioccia a Rafael non aveva alcuna voglia. Meglio essere protagonista per ancora altri anni. Lo ha scelto la Roma. Lui ha scelto la coerenza di una vita. Mercoledì sarà di nuovo al San Paolo con in palio un’altra finale di Coppa ma giocata per la maglia giallorossa. De Sanctis non ha mai affrontato gli azzurri a Fuorigrotta. Soltanto all’Olimpico e per ben due volte lasciando sempre il segno nel bene e nel male. In campionato ha ricordato a tutti di che pasta era fatto bloccando Pandev lanciato a rete per un gol già fatto. In coppa Italia una sua indecisione ha dato il via alla rimonta azzurra. «Sono curioso di sapere che accoglienza mi riserveranno i tifosi – dice dopo il derby – è inutile nasconderlo, le partite contro il Napoli per me non sono come le altre. Spero che accada qualcosa di positivo perché credo di aver dato molto». Dopo la sua decisione di lasciare Napoli De Sanctis comprò anche una pagina pubblicitaria sul Mattino per ringraziare i tifosi. La curva non potrà che ricordarlo. «Ho dato molto. Spero di avere una buona accoglienza. Poi chissà». La riflessione si fa amara pensando a Mazzarri che ha diviso i tifosi al suo rientro per Napoli-Inter. La curva lo ha applaudito, la tribuna no. «Avrebbe meritato un’accoglienza positiva. Certe volte nei giudizi non so se si considera soltanto la professionalità, l’attaccamento o se si considerano altri fattori che condizionano l’opinione della gente». Chi condiziona? «L’opinione spesso la fanno i giornalisti che dicono cose non vere. Per quello che è stato il contributo di Mazzarri per quattro anni non meritava un’accoglienza negativa».
Rispetto per il suo tecnico ma per lui il discorso può essere differente: «Le persone che ho avuto io modo di conoscere a Napoli con le quali sono in contatto non fanno altro che manifestarmi stima». Quindi la speranza è che ci siano solo applausi: «Stare in un posto per quattro anni, far bene e andare lì ricevendo una brutta accoglienza non credo sia bello né per chi fischia, né e per chi riceve i fischi». Parola di chi ha difeso la porta per quasi 150 partite. Uno che è entrato nella storia della porta azzurra. Lasciando il segno. Sempre.
Fonte: Il Mattino
Articolo modificato 10 Feb 2014 - 10:22