La macchina da gol è il prototipo (infernale) d’un congegno (quasi) perfetto: e in questo semestre attraversato a testa alta, e correndo freneticamente in avanti, ciò che resta, palpabile, è la capacità del Napoli di far male sempre e a chiunque, al San Paolo ma pure da esso distante, in Italia ma anche in Europa. I numeri, nel loro piccolo, non mentono mai e le statistiche, piacciano o no, raccontano la verità, tutta la verità e indiscutibilmente la verità: quarantasette gol (in ventuno partite) in campionato; dieci reti (in sei sfide) in Champions; e infine altri sei graffi (in tre match) in coppa Italia. La matematica è un’opinione diffusa, perché con il Napoli c’è da divertirsi o anche da preoccuparsi: dipende dai punti di vista, dai ruoli interpretati, dalle posizioni in cui si analizza la questione, che stavolta non di lana caprina.
CIN CIN. Buon compleanno, Callejon (e però anche Maggio): brindisi a Castel Volturno, in maniera sobria, aspettando la Roma; perché quando non segna el Pipita, ci pensa quel diavoletto pescato da Benitez e Bigon a Madrid (Real casa) a prezzo d’affezione, otto milioni e ottocentomila euro, e divenuto già pezzo da collezione con le sue tredici reti spalmate nelle tre competizioni.
SORPRESA – Ma dalla penombra di un avvio claudicante (tutta colpa dell’ambientamento) è poi uscito di prepotenza Mertens, la new entry che t’aspetti, perché in carriera il ragazzo ci ha dato, e che dopo essersi sciolto (30 ottobre, a Firenze) ha cominciato a prenderci gusto: sei reti per lui e soprattutto sette assist, quanto basta per essere considerato l’autentica sorpresa.
VECCHI AMICI – Ma il Napoli segna con chiunque, ovunque: Hamsik e Pandev, forse perché ormai son di casa, non fanno più notizia, almeno non giungono al clamore, e però uno ha segnato sei reti (lo slovacco, che non lo fa dal 2 novembre scorso) e l’altro (il macedone) ne ha realizzate altrettante, peraltro condite da cinque assist. Pandev s’è fermato il 7 dicembre, con la doppietta all’Udinese. Sessantatré gol in trenta partite, e il calcolo è semplice, fanno più di due reti per ogni sfida: nell’elenco rientrano Dzemaili (quattro volte a segno, cinque assist) e Insigne (quattro pure per lui, una sola in campionato e due in Champions) ma anche Inler (tre), Albiol, Britos e Zapata, che ne ha fatto uno ma bello, a Marsiglia. Il gol è una cooperativa.
FONTE Corriere dello Sport