Scrivere un editoriale nel giorno della festa degli innamorati e scrivere del mio amore per il Napoli e di quello di tutti i tifosi azzurri, devo dire, è abbastanza banale. E, quindi, non lo farò. Tra l’altro, esce alle 21, quando già tutti avranno scritto, postato, caricato foto, tutte con oggetto “Ti amo, Napoli!”. Un po’ come l’intervista di Minà a Troisi in occasione della vittoria del primo scudetto: tutte le dichiarazioni a caldo, quelle più ovvie e accorate, erano già state fatte e allora quel gran genio se ne uscì, come solo lui sapeva fare, con l’utilissimo consiglio di ricordarsi di chiudere l’acqua e il gas, prima di uscire euforici a festeggiare. Ecco. Io, è chiaro, non ho la stessa genialità di Troisi e allora evito proprio l’argomento. Non scriverò di quanto ami quella maglia azzurra. Anche perché ultimamente stiamo tutti tifando una maglia gialla. E, a detta di Benitez, così sarà fino a risultato contrario, per scaramanzia. Quindi, mettiamoci l’anima in pace, e se ci manca negli occhi l’azzurro, possiamo guardare il cielo, il mare e il sangue nelle vene. Ma non il Napoli in campo.
Detto questo, volevo dedicare giusto due righe ad un recente gesto d’amore di cui i tifosi di curva B hanno goduto e che hanno apprezzato tantissimo. Quasi quanto un mazzo di rose rosse, una scatola di cioccolatini o una lavatrice nella schiena! E non dico lavatrice a caso. Il gesto dolce di un innamorato disilluso e parecchio ingenuo. Su quel gesto se ne sono dette di tutti i colori. Soprattutto giallo e rosso. Chiaramente parlo di Strootman e dello sputo al momento dell’espulsione. Insomma, la lavatrice ha perso acqua. L’ha persa in direzione della curva che lo accompagnava fischiando verso lo spogliatoio. Fischi, non sputi. Solo per precisare. Ora, io non sto qui a scandalizzarmi per questo. È una brutta reazione, si capisce, sindacabile e deplorevole. Ma, è, appunto, una reazione istintiva, sbagliata, poco furba. Un po’ come se mi facessero una rapina nella città in cui vivo e mi sfogo su un social network scrivendo: “Ciudad de escremientos!” Offensivo, direi. Ma quante volte lo abbiamo detto anche noi, dopo aver subìto l’ennesimo sopruso di questa città bella quanto maledetta?
Ecco, tornando a Strootman, il gesto è brutto, ma ci può stare. Certo non è giustificabile e condivisibile, ma è comprensibile. E’ ciò che viene dopo che mi fa rabbia. Un tifoso di curva B racconta in radio l’accaduto e dalla radio, solo perché in tv non è stato inquadrato, mettono in dubbio ciò che il tifoso ha raccontato. Poi esce un fermo immagine in cui si vede chiaramente il giocatore, rivolto verso gli spalti, con le guance gonfie, a mo’ di “Caricaaaaa!” e la società giallorossa se ne esce con una negazione della realtà, quindi, niente scuse dovute.
Ed è lì che capisco. Tutto a un tratto, realizzo. Non di sputo trattasi, ma di un gesto d’amore. Un amorevole senso di protezione, un prendersi cura dell’altro, che ai più è sfuggito. Soffiava. Il giocatore soffiava. La partita aveva cominciato ad infuocarsi, gli abbracci per i goal erano stati tanti e di un’intensità fortissima e, allora,il clima era abbastanza soffocante. Mancava il respiro. Troppo caldi quei gradoni, troppo passionali quelle esultanze, troppo sudore sotto quelle maglie azzurre. Perché le nostre restano azzurre. Insomma, voleva darci sollievo. Due soffietti e un po’ di sollievo.
E allora, grazie Kevin. Possiamo chiamarti così, adesso che siamo ufficialmente amici che si vogliono bene, no?! Grazie mille. Tra un mese, in campionato, la curva, ne sono sicura, non vedrà l’ora di ricambiare il tuo gesto d’amore! Spero per te che tu sia di quelli che prendono i fischi per applausi. In caso contrario, fatti aggiustare la perdita da qualche buon idraulico.
Articolo modificato 14 Feb 2014 - 17:38