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Countdown: se fosse possibile, se esistesse almeno una certezza o, per contentarsi, un’indicazione; se ci fosse un segnale, un sorriso; se almeno Zuniga desse un cenno di sé. Centoquarantaquattro giorni dopo, c’è un’ombra che va allungandosi ulteriormente e non esistono scadenze, perché potrebbe tornare tra un po’ o anche tra parecchio: intanto, se ne sono andati circa cinque mesi e quel «menisco», evidentemente nascondeva altro, tutto ciò ch’era contenuto nelle prime dichiarazioni del professor Mariani, il 21 ottobre, immediatamente dopo l’intervento: «Le manifestazioni degenerative ci sono e restano, gli effetti negativi di una meniscectomia esterna – subita all’incirca sette anni fa – ci sono stati e ci saranno. Adesso deve fare riabilitazione e, al termine, capiremo se tornerà il calciatore di prima».

Però sono volati circa cinque mesi, perché l’ultima volta di Zuniga in maglia azzurra è all’Emirates Stadium, per Arsenal-Napoli, guarda un po’ appena qualche ora dopo l’annuncio del rinnovo «milionario». Dettagli d’una vicenda contorta, che ha attraversato l’estate, l’autunno e persino l’inverno e che promette «nuove stagioni»: perché Zuniga diviene l’elemento centrale del mercato del luglio scorso, danza sull’asse tra la Torino (bianconera) e il san Paolo, sta per essere ceduto (scambio con Matri), un po’ si nega ed un po’ si concede, poi quando il «caso» è esploso ed il braccio di ferro è avviato, sceglie: durante l’amichevole con il Galatasaray, concede un personalissimo show, segnando e poi esultando a modo suo, cioè accompagnando il coro del san Paolo del «chi non salta juventino è». Due mesi per rinnovare con il Napoli (fino al 2018), altri cinque circa per eclissarsi: però c’è un Mondiale in vista, qualcosa dovrà pur succedere.

Fonte: Corriere dello Sport

Articolo modificato 21 Feb 2014 - 12:36

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Scritto da
redazione