“Non ho visto nessun contatto di Pirlo su El Kaddouri ma forse le immagini diranno il contrario. Comunque non credo che basti un tocco subito da un avversario affinché venga concesso un calcio di rigore.“
Queste sono le parole rilasciate dal portiere, e capitano, della Juve e della Nazionale italiana Gigi Buffon ai microfoni di Sky al termine del derby col Torino vinto dai bianconeri per 1-0. L’azione incriminata riguarda l’aggancio, in piena area di rigore, di Pirlo su El Kaddouri e la mancata concessione del calcio di rigore da parte dell’arbitro Rizzoli. Potremmo discutere sulla condotta arbitrale avuta dal fischietto emiliano durante la gara con la mancata doppia ammonizione di Vidal, in almeno due chiare occasioni andava estratto il secondo giallo, ma non è questo che ci interessa.
Le parole di questa sera di Gigi Buffon hanno un peso specifico abbastanza rilevante. Il portiere campione del mondo più volte viene individuato come il volto pulito del calcio italiano, l’immagine da mostrare al mondo intero. Ma sottolineare, con un sorriso stampato sul volto, che “non basta un tocco affinché venga concesso un rigore” mina l’esempio che si vuol dare all’esterno. Soprattutto in vista di quel “codice etico” che il Ct dell’ Italia Cesare Prandelli ha voluto usare durante la sua carica di commissario tecnico. Codice etico che ha fatto vittime illustri come Daniele De Rossi, Pablo Osvaldo, Mario Balotelli, Mimmo Criscito e Leonardo Bonucci, puniti per svariati motivi come le troppe lamentele nei confronti degli arbitri, un fallo troppo cattivo su un avversario, ritardi negli allenamenti, fino al caso di Criscito allontanato poco prima della partenza per l’Europeo per essere coinvolto in un filone dell’inchiesta sul calcio scommesse.
Le parole sono pietre e sicuramente non meno importanti di uno schiaffo ad un avversario o di un ritardo ad un allenamento. E che allora venga usato lo stesso metro di giudizio per tutti, per difendere la dignità del calcio italiano.