Il ciuccio contro il grifone. Un’amicizia di lungo corso tra le due tifoserie. Una volta tanto c’è spettacolo sugli spalti, condivisi in amicizia, niente cori inneggianti al Vesuvio. Genova è solo rossoblù.
Napoli ancora di giallo vestito, più che un ciuccio sembra un canarino. Alla scaramanzia non si comanda però qui alle falde del Vesuvio. La formazione titolare al 100%, forse al 95%. Réveillère preferito a Maggio; merita un po’ di riposo il nostro laterale destro. Il francese restituito al suo ruolo naturale, la mediano composta finalmente da Behrami e Jorginho, il nostro miglior centrocampo.
Un difetto però attanaglia questa formazione. Il cinismo mancato. Creiamo palle gol a raffica quando siamo in serate come questa ma segniamo maledettamente poco. Il primo tempo è un monologo assoluto, ma rischiamo a più riprese di vederlo finire in pareggio. Grifone costretto nella propria area, pronto a partire in contropiede. Più che uno schema definito prima del match da Gasperini sembra una costrizione imposta dalla squadra azzurra.
Napoli devastante a tratti, non si contano il numero di palle-gol create. Motta prima del match aveva detto di voler venire a Napoli come turista. Crediamo che non ci tornerà più. Napoli sarà sinonimo di mal di testa per il laterale ex-Juve. Mertens imprendibile da quel lato, gioca di prima ogni pallone ricevuto, quando tocca due volte la sfera ha sgommato lasciando di sasso il diretto avversario. Vuole a tutti i costi il gol il belga. Una decina di centimetri a tiro gli negano la felicità di prendere il bersaglio grosso.
I pali della porta sembrano giocare al gatto col topo con gli attaccanti azzurri. Ogni tiro sembra dentro ma esce di poco. El Pipita però non sbaglia con un lob su una bellissima imbeccata di Hamsik. Higuain e poi ancora Mertens almeno in un paio di occasioni. Il capitano è ancora un punto interrogativo, va a sprazzi. Quando si accende diventa devastante ma quando si spegne rischia di far ripartire i genoani che in un paio di occasioni ci fanno tremare.
Il secondo tempo poi si genera il patatrac. Sembra una partita sotto sale, qualcosa di surgelato, immobile. Invece al solito il colpo di sfortuna è lì. Ti colpisce quando non hai più il tempo e la forza di reagire. Quando tutte le sostituzioni sono state fatte, quando la stanchezza ti assale ed il fiato ti abbandona.
Al tramonto della partita, ti colpisce il classico dei più classici gol dell’ex. Emanuele Calaiò, due volte ex. Cuore napoletano, non esulta ma al solito un gol evitabilissimo. Basterebbe solo saper segnare quando si deve.
Antonio Picarelli
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