A volte, ritornano: e son pensieri liberi, che galleggiano nel vuoto del passato, in quella dimensione ballerina del vado, non vado, ma perché vado… A volte, è un tormento: perché è successo tutto ma pure l’esatto contrario e ogni volta ch’è Napoli-Genoa, o anche l’incontrario, l’inventario s’arricchisce di nuovo elementi e le storie si accumulano, spingendosi al di là dell’ormai trentennale «gemellaggio» – ch’è uno spot per il calcio, la dimostrazione che nulla è impossibile – e infarcendosi di «mistero» o semplicemente di coincidenze, le cicatrici del destino, scriverebbe Zafon.
L’AMORE SVANITO – Perché poi, quando il calcio non ha ancora liberato l’adrenalina, è un viaggetto nella memoria, in quell’incrocio vago e indecifrabile del non so: se lo sarà chiesto, eccome, Gianpiero Gasperini, che la panchina del Napoli l’aveva colta, consegnatagli sine qua no nel maggio del 2011 ed evaporata in ventiquattro ore appena, complice il dietro-front di Mazzarri, fermatosi sull’uscio dell’universo Juventus. Il san Paolo è adesso, una luce abbagliante, magari un rimpianto o forse no, soltanto la folgorante emozione d’essere stato vicino ad un’entità imponente.
COSI’ SALTO’ – Però poi cosa fatta capo ha: si procede, di corsa, verso nuovi orizzonti; e si inseguono altri aquiloni; si tratteggiano nuove mete su quella corsia che Luca Antonelli ora batte felicemente, ritrovato se stesso, dopo aver umanamente oscillato nell’incertezza, perché ormai pure per lui Napoli è stata una evasione: romanzoni di mercato ne esistono, ad ogni tornata, ed a cavallo d’un inverno «gelido», sono scivolati fiumi d’inchiostro sull’ennesimo affare annunciato e però saltato, perché i contratti si sigillano con la ceralacca e talvolta può anche non bastare.
QUA LA MANO – Eppure sulla Napoli-Genova (rossoblù) e viceversa qualcosa pareva mutato, d’incanto, complice prima Mesto al San Paolo e poi il tandem Gamberini-Calaiò verso Marassi, il mezzo utilizzato per svoltare, per uscire da quel vicolo cieco nel quale nulla accadeva: non c’è neanche bisogno d’andare a sfogliare gli archivi, si può dettare a braccio, rievocando Raffaele Palladino, genietto di Mugnano, intravisto più e più volte al «casello» autostradale; e poi ancora, a seguire, sempre sospesi tra Bocchetti e Criscito, la loro napoletanità, però anche costi eccessivi o offerte impronunciabili (arrivate dall’Est) per riuscire a imporre il fair play finanzario. Poi su, su, sempre più su, ricordando Preziosi ad una spanna dal Napoli: poteva essere lui il salvatore, tentò di esserlo, affacciandosi da Naldi e scoprendo che in fondo in fondo, sarebbe stato veramente complicato riemergere da quell’inferno, un tunnel impercorribile, prima dell’inizio dell’era De Laurentiis. Napoli-Genoa, se per voi è solo calcio…
Fonte: Corriere dello Sport