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Ci sono personaggi della sfera calcistica partenopea che fin da subito sono stati in grado di varcare la soglia del cuore dei tifosi azzurri nonostante non avessero ancora dimostrato coi fatti la propria candidatura ad essere beniamino per comprovata esperienza sul campo. Per Igor Protti questo processo non avverrà mai, almeno quando, nel lontano campionato 1997-98 mister Mutti lo vuole in maglia azzurra a far coppia con Bellucci, talvolta addirittura con l’inserimento dell’argentino Calderon, etichettato come il nuovo Batistuta. Il curruculum di Igor è impressionante, viene dalle esperienze di Livorno, dove giovanissimo dimostrò subito una certa dimestichezza col gol, di Bari, dove a suon di gol fece partire più volte il trenino della felicità, modo singolare ma originale di festeggiare i gol ai margini della bandierina del calcio d’angolo, di Messina, dove nonostante la modesta categoria riesce a prendere calci e a buttarla dentro come pochi. Morale della favola, Zeman lo fa ingaggiare alla Lazio per giocare in tandem con Signori in un attacco stratosferico che spinge i biancocelesti a sognare in grande. Nulla di più sbagliato, Protti soffre una certa inadeguatezza, forse per similitudine di caratteristiche con Beppe, forse e soprattutto per un periodo d’ambientamento che mai gli fu concesso, scattarono subito le pratiche per metterlo in viaggio verso altre mete, soprattutto dopo l’esonero di Zeman a causa dei pessimi risultati degli aquilotti.

E fu proprio allora che il Napoli si fece avanti per assortire il proprio attacco e riporre le speranze nei suoi gol, ma le polveri sembravano bagnati in maniera determinante, tanto che i gol arrivarono col contagocce (soltanto 4) e la compagine partenopea fu relegata nei bassifondi di un campionato che ben presto lo avrebbe condannato alla retrocessione. Una delle poche, rarissime soddisfazione che Protti potrà raccontare di aver avuto con la maglia del Napoli è quella di aver segnato un gol alla Juve a Torino, per sigillare un pareggio (2-2) che influì non poco sul morale della squadra che, nonostante il punto prestigioso strappato coi denti, non riuscirà a cancellare la vergogna di una retrocessione annunciata, non solo come squadra, ma anche e soprattutto come società.

A farne le spese sarà anche Igor, rimandato al mittente che non tarderà a darlo prima alla Reggiana nei meandri della Serie C, poi fortunatamente si fece avanti nuovamente il Livorno, anch’egli sprofondato nelle sabbie mobili delle serie inferiori, dimenticando la voglia di palcoscenici prestigiosi, mettendosi a completa disposizione di un progetto che vedrà ben presto gli amaranto risalire la china, cavalcata culminata con la riconquista della serie cadetta, e poi della massima serie, quando, in età calcisticamente pensionisticasi toglie grandi soddisfazioni al fianco di Cristiano Lucarelli, altro ex azzurro, così come Walter Mazzarri, allora tecnico dei toscani, quest’ultimi dapprima gli consegnarono la cittadinanza onoraria, così come fece Bari qualche giorno più tardi, e poi ritireranno la sua maglia, la numero 10, rimessa poi nuovamente in circolazione dopo che egli stesso la ripose sulle spalle di “CiccioTavano“.

Personaggio calcistico di rilievo, non ha saputo però afferrare al volo l’occasione San Paolo, quasi fosse timoroso nel corrispondere quell’affetto incondizionato di una platea generosa ma allo stesso tempo esigente come quella napoletana. Rimarrà un bomber di spessore ma incompiuto con la maglia partenopea, dove la maturazione completa gli avrebbe consentito forse una fortuna ben diversa, anche sotto l’aspetto di una eventuale convocazione con la maglia della nazionale, Italia che anche negli anni dei gol a grappoli snobberà sempre, senza dargli nemmeno l’illusione di poter far parte del gruppo azzurro. Indelebili resteranno le sue doti indiscutibili di uomo d’area di rigore, in grado di gol da cineteca, confortato dal baricentro basso che, come spesso accade, aiuta i funamboli del pallone a mettere in pratica un estro che solo chi nasce con quelle caratteristiche tecniche è in grado di perseguire. E’ stato forse anche lui vittima di un provincialismo che, nella sorte di tanti grandi calciatori, è risultato fattore determinante ai fini di una carriera ricca e vincente, a discapito della sola ed unica gloria di una promozione o di una vittoria di rilievo e nulla più.

Ecco il video del 2-2 del Napoli a Torino contro i bianconeri di Lippi, dove è possibile ammirare la prodezza di Protti

Articolo modificato 28 Feb 2014 - 00:11

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Scritto da
redazione