L’editoriale di Raffaele Nappi: “Gonzalo Higuain crea dipendenza”

Minuto 47. Duvan Zapata in area entra in spaccata sulla palla: bisogna solo metterla dentro, dopo l’ennesimo assist al bacio di Mertens sulla fascia sinistra. E invece non va. Partiamo dalla fine per spiegare questo Livorno-Napoli, la sagra delle occasioni sprecate e dei passi indietro fatti dagli azzurri.

Una buona prestazione, senza dubbio. Ma manca ancora qualcosa, questo è certo. Amministrare: sembra questa la parola sconosciuta alla trame del Napoli di Benitez. L’abbiamo visto in Champions alla prima partita in casa contro il Borussia Dortmund (ricordate?), quando prendemmo il gol che ci condannò (alla fine) all’uscita dal girone, nonostante i 12 punti totalizzati. L’abbiamo visto a Roma con la Lazio, quando il giovane Keità tagliò a fette la nostra difesa per il 3-2 momentaneo, prima che Callejon ristabilisse i conti, e le distanze definitive. L’abbiamo visto con l’Udinese, il Sassuolo, il Chievo.

Insomma: quel minuto 47 del secondo tempo di Livorno spiega tutto. Non che la colpa sia di Zapata: è giovane e forte, e ha tutto il futuro davanti. Ma Zapata non è Higuain, e si vede. Così come Pandev non è Higuain. Così come Britos non è Albiol, e Goulam non è Zuniga.

Insomma, la partita di Livorno ci lascia l’amaro in bocca. Non perché abbiamo buttato al vento un’occasione importante per rosicchiare punti alla Roma e al secondo posto (senza preliminari di Chaomions, quindi) ma perché ci siamo resi conto, forse in maniera definitiva, che più che il gruppo sono i singoli a contare in questa squadra.

Attenzione: Gonzalo Higuain crea dipendenza. Evitare squalifiche ed infortuni. Abbiamo due coppe da portare a casa…

Raffaele Nappi

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