Importante vincere, come al solito. Determinante rosicchiare qualche punto alla Roma, bloccata sul pareggio dall’Inter all’Olimpico. A mettere sale a questa sfida a Livorno tra la terza del campionato e la terz’ultima è solo la paura che a scendere il campo sia il “solito” Napoli con le piccole. Deve essere una malattia che ha colpito la squadra azzurra. Un morbo che da anni non riusciamo a sconfiggere.
Sarà che i campionati si vincono facendo punti con le “piccole”. Le sfide dirette valgono solo tre punti (o al massimo sei) le sfide con le squadre che lottano per la retrocessione valgono tanto, molto di più. Vuoi perché le compagine in difficoltà tendono a chiudersi, nell’attesa di trovare un varco per portare qualche punticino a casa. Il Napoli sono anni che soffre queste squadre. Pensavamo fosse un problema del gioco di Mazzarri, con Benitez cambierà tutto ci dicevamo quest’estate.
Con Benitez non è cambiato nulla invece. In settimana le lezioni di tattica in sede di conferenza stampa forse sono servite più ai giornalisti che agli stessi giocatori. Il Napoli gioca un primo tempo sotto ritmo, dal primo all’ultimo minuto. Non è proprio giocando sotto ritmo che si vincono queste partite. Sprintando, creando la superiorità numerica si riesce a fare breccia nelle mura nemiche.
Neanche un regalino della vecchia conoscenza Mazzoleni riesce a farci andare in vantaggio negli spogliatoi. Rigore quantomeno a basso costo quello concesso per una spinta su Pandev (preferito a Zapata) in area livornese. Mertens non sbaglia e potremmo essere tranquilli.
Invece siamo il solito Napoli, due discese sulla nostra fascia destra sono servite per subire un gol. Mbaye o autogol di Reina che dir si voglia. Non ha importanza ovviamente se non per il tabellino e le statistiche. Il punto importante è che siamo riusciti a pareggiarci senza che il Livorno avesse voluto sul serio. Due discese di Mesbah perso di vista da Maggio e Mertens (che nel frattempo era stato spostato da quel lato al posto di Callejon) e la frittata è fatta. Di questo passo la Roma la vediamo nel binocolo o forse solo la prossima settimana al San Paolo.
Il secondo tempo è una stucchevole riproposizione del primo. Il Napoli viaggia sempre sotto ritmo, poche le occasioni da gol. Il Livorno è tutto rintanato nella sua aria e paradossalmente la miglior occasione da gol capita sui piedi di Paulinho che spara tra le braccia di Reina a due passi. Napoli privo d’idee e forse di forze fisiche.
Se Zapata avesse messo dentro quella palla da due passi, la sostanza sarebbe stata la stessa.
(Antonio Picarelli)
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