Lassù qualcuno lo ama: perché in quel finale «arroventato», mentre stanno per scivolare via i titoli di coda, la domanda che sta per sorgere spontanea viene spenta sul nascere dalla parabola invitante di Ghoulam e dalla capocciata che Callejon rifila all’umore. Via, sciò: però era stata la serata imperfetta, ottantuno minuti di palpabili incertezze, disfunzioni tecniche da mettersi le mani nei capelli, il Napoli che non t’aspetti ma che, quando ormai è andata, trova centoquaranta caratteri di ringraziamenti da Aurelio De Laurentiis. «Ne ero sicuro: la vittoria della maturità. Bravi tutti e ora sempre più in alto». Lassù, dunque, dove c’è qualcuno che l’ama, sto Napoli fieramente operaio, che rimane imballato nella testa, che va in confusione e poi rischia, che s’abbraccia a Reina, prim’ancora che dal nulla spunti Callejon, leggero come una farfalla per staccare, decollare, intravedere il secondo posto ch’è sempre della Roma, che può essere magari rafforzato nel recupero del 2 aprile con il Parma, ma che per il momento è «appena» a tre punti e basta ed avanza per spingere De Laurentiis a twittare quasi in tempo reale, giusto un attimo dopo che Rocchi ha chiuso la nottata, lasciandola passare serenamente. «Adesso sempre più in alto».
CIN CIN. Ormai il linguaggio contemporaneo veloce è un dolce cinguettio e mentre è qui la festa, nel san Paolo incredulo che avverte l’attenzione degli dei e la gode appieno, a brindare è pure De Laurentiis che, sempre attraverso social network aveva spinto il Napoli a credere in se stesso, a provarci, a rendere possibile una missione complicata: «La Roma è una grande squadra ma voi ce la farete». La profezia si è avverata e a quel punto è divenuto meccanico tornare sul mouse, digitare la carineria della sera per una squadra che rivede la Champions da vicina e la sente nelle corde: c’è una gara in più, però c’è anche un calendario che consente di mettere in conto qualsiasi sorpresa, qualche ribaltone; e poi la forza caratteriale del Napoli, la propria capacità di resistere alla Roma, di subirla con dignità, con umiltà. «Con maturità». Perché quando sembrava ormai una gara indirizzata verso il pareggio, e dunque con sei punti da recuperare, e persino con un Reina da ringraziare, c’è stata la svolta.
«ANDIAMO». L’aritmetica dà la sua personalissima opinione: converrà abbracciarsi quel romanzone ch’è il calcio sino all’ultimo secondo dell’ultimissima giornata; osservarlo con il distacco (emotivo) che si deve, senza lasciarsi contagiare dall’euforia più sfrenata nei momenti felici e senza mollare nelle avversità: insomma, rivedere Napoli-Roma conviene, è un messaggio subliminale per prendersi il coraggio che serve e convincersi che ad undici giornate dalla fine, con trentatré punti a disposizione, la forbice ora ristretta può essere azzerata e il secondo posto non diviene un traguardo poi irraggiungibile. Soprattutto ripensando allo sviluppo di quell’ora e mezza che si possono racchiudere sinteticamente in centoquaranta battute, quelle che inducono a prendersi il bello d’una serata che vale la poltrona d’onore: «Io ne ero sicuro: questa è stata la vittoria della maturità. Bravi tutti ed ora sempre più in alto». Il viaggio continua.
FONTE Corriere dello Sport
Articolo modificato 10 Mar 2014 - 11:17