Il brutto anatroccolo non è ancora diventato un meraviglioso cigno, ma la strada tracciata può far ben sperare.
Federico Fernandez ha disputato domenica sera contro la Roma una delle sue migliori prestazioni da quando veste i colori del Napoli. Indubbiamente tra i migliori in campo, una prestazione solida e attenta la sua, con sbavature impercettibili e dalla grande grinta e personalità. Il deciso tackle da copertina con cui ferma Gervinho ad inizio ripresa è la perfetta fotografia di novanta minuti impeccabili.
Tutto a coronamento di una crescita costante e continua, migliorando partita dopo partita, seguendo attentamente i dettami di un maestro di calcio come Rafa Benitez. Ed è proprio all’attuale tecnico azzurro che il buon Federico, 25 anni compiuti a febbraio, deve la sua rivincita con la maglia che fu dei Krol, Bruscolotti, Ferrara e Cannavaro. Quando come un fulmine a ciel sereno, dopo l’ottima prestazione nell’amichevole di metà agosto tra Italia e Argentina all’Olimpico di Roma, il presidente Aurelio De Laurentiis e il mister di Madrid si espressero in maniera univoca sulla permanenza a Napoli del difensore nativo di Tres Algarrobos, furono in molti a storcere il naso.
Il centrale di difesa da affiancare al neo-acquisto Albiol sembrava uno dei tasselli necessari per chiudere la già corposa campagna acquisti del Napoli post-Cavani, nessuno avrebbe puntato un centesimo sul difensore argentino appena rientrato dal prestito di sei mesi al Getafe, e ad onor del vero non c’era da stupirsi.
Arrivato nell’estate del 2010 da vincitore di un titolo Apertura con il suo Estudiantes, inizialmente non aveva di certo incantato. Le premesse erano invece incoraggianti: già monitorato in ottica nazionale maggiore, una delle migliori promesse nel suo ruolo del calcio argentino, difensore elegante e con il vizio del goal (6 i centri con i biancorossi di La Plata). Una scommessa di Bigon e del suo entourage dal costo contenuto: 3 milioni di euro circa, che però non colpì particolarmente l’allora tecnico Walter Mazzarri da sempre ostile a scelte “esotiche” e fedele ai suoi pretoriani. Tanta panchina, poche luci (tra cui spicca la doppietta all’Allianz Arena nel palpitante 3-2 del Novembre 2011) e molte ombre. La parentesi al Getafe su buoni livelli e il ritorno a Napoli. Il dilemma era ricorrente e continuo “Perchè mai il difensore titolare della Seleccion non è in grado di giocarsi le sue chances in maglia azzurra?”. La risposta in questi mesi l’ha data don Rafè: può giocarsele certo che può. Partito pari, se non sotto, nelle gerarchie con Miguel Angel Britos, si è guadagnato i gradi di titolare partita dopo partita, affinando sempre più l’intesa con Albiol e guadagnandosi sul campo la fiducia di Benitez, compagni e tifosi. Senza essere ricollocato in panchina ai primi errori, che sempre ci saranno, ma imparando proprio dagli stessi e crescendo alla distanza. Gongola il ragazzo, che voleva giocarsi le sue possibilità in vista del mondiale brasiliano e sta avendo modo di farlo con il Napoli senza essere ceduto nuovamente in prestito. Sarà sicuramente felice Riccardo Bigon, che vede valorizzata una sua operazione di mercato troppo presto messa in discussione.
E’ opinione di tutti che il Napoli, per diventare veramente grande, dovrà investire nel reparto arretrato nelle prossime sessioni di mercato. Ma questa stagione ad oggi ha ridato al Napoli un giocatore che comunque potrà sempre dire la sua in ogni occasione. Fernandez intanto si gode questo 2014 da protagonista, con tanta voglia di vincere con il Napoli e con la sua Argentina.
Edoardo Brancaccio