Ama le emozioni forti. Ed è abituato a volare fin da bambino. Ecco perché Pepe Reina, protagonista di Napoli-Roma, è così spericolato nelle uscite quanto glaciale nei tiri ravvicinati. Da piccolo, infatti, già agguantava palloni. Quelli che gli lanciava suo papà, Miguel Santos, classe ’46, portiere nel Cordoba, poi nel Barca, infine nell’Atletico Madrid. Reina senior desiderava che il figlio seguisse le sue orme e che soprattutto si temprasse caratterialmente. E così gli lanciava palloni a ripetizione sulle spiagge dell’Andalusia allenandolo al rischio ed alla resistenza. Ma Pepe Reina ha tagliato la testa al padre anche sul piano temperamentale. E’ solare quanto tenace; coraggioso quanto caparbio. Come tutti gli andalusi o la gente del sud, del resto. Popolo semplice e laborioso. Appassionato di sfide, soprattutto.
Miguel Santos conquistò il posto da titolare nel Barcellona pur partendo dalle retrovie, arrivando fino alla Nazionale. Il figlio Josè Manuel è andato ancora più su: dalla cantera del Barcellona fino a protagonista del miracolo-Villarreal; dalle vittorie con il Liverpool fino ai trionfi con la nazionale spagnola. Rimanendo sempre se stesso: umile, ambizioso, giocherellone, perfezionista. Ed entrando in sintonia con tutte le realtà in cui veniva a contatto per motivi professionali. A Vilareal ancora ricordano il campionato della qualificazione in Champios allorché parò sette rigori su nove; a Liverpool nessuno ha dimenticato quando soffiò il posto a Dudek e vinse i «Guanti d’oro» tenendo inviolata la propria porta per venti gare di fila in Premier e parò i rigori di Robben e Geremi del Chelsea in una semifinale di Champions.
E ora anche a Napoli hanno cosa raccontare di un portiere che ha già compiuto prodezze in così breve tempo: dai tre interventi prodigiosi con la Roma, alle straordinarie parate in casa della Juve nonostante la sconfitta; dai miracoli con il Borussia Dortmund a quelli con l’Arsenal; da tante uscite decisive e tanti colpi di reni in campionato che hanno evitato capitolazioni sicure. E su tutti, il rigore parato a Balotelli in Milan-Napoli del 22 settembre dello scorso anno. Nessun portiere vi era mai riuscito prima di lui. Ventuno rigori di fila trasformati da Supermario prima di essere ipnotizzato da Superpepe.<br/> Ma a Napoli sono entusiasti del personaggio-Reina oltre che del professionista, destinato ad inserire il suo nome accanto a quelli di Ottavio Bugatti, Zoff, Castellini, Garella. Entusiasti per come Reina carica i suoi prima di ogni gara. Per l’intensità emotiva con cui partecipa alle partite. Per il modo di esultare ad ogni gol dei suoi. I tifosi partenopei sentono Pepe Reina ancora più vicino di quanto possa sembrare. Lo sentono uno di loro. Anche perché lui si sente napoletano dentro. Ha accettato l’invito del maestro Benitez di fare questa esperienza in Italia ma poi si è calato anima e corpo nella nuova realtà: «Qui c’è un progetto interessante, qui sono felice. Il mio modo d’essere si sposa bene con quello partenopeo. Io e la mia famiglia ci troviamo benissimo. Ci sono le basi per realizzare qualcosa di importante», va raccontando agli inviati dei giornali stranieri che lo intervistano. E domenica notte ha espresso la sua felicità su twitter in più lingue, in maniera che tutto il mondo sappia quanto sia rimasto contento di quella vittoria.
Fonte: Corriere dello Sport
Articolo modificato 11 Mar 2014 - 11:12