L’Higuain-dipendenza può non essere una malattia. Può diventare invece una felice condizione dell’animo, un fregio, un magnifico vezzo. Per questo Rafa Benitez, alla vigilia di Porto-Napoli, arriva ad augurarsi che il morbo attecchisca. Ieri lo ha tenuto quasi a riposo, una sorta di tregua preventiva in vista dell’impiego di domani in Portogallo. Ruoteranno gli attaccanti intorno a lui, ma la sensazione è che non ruoterà lui. Pandev dovrebbe prendere il posto di Hamsik e Insigne quello di Callejon. Ma non è detto.
Purtroppo è quasi impossibile per un calciatore tenere certi ritmi, quindi in alcune occasioni Benitez dovrà prevedere di farlo riposare. Per fortuna il Napoli ha dimostrato, in parecchie circostanze, di potersela cavare anche senza di lui, ma dato che questo Higuain nella stagione sembra una specie panda da proteggere a tutti i costi, vista la media realizzativa, Benitez difficilmente gli risparmierà la gara contro il Porto. E lo scontro a distanza con Jackson Martinez, il bomber che poteva essere al suo fianco se non al suo posto, ma che è rimasto lì perché troppo venale il club lusitano.
Ma domani sulle rive del fiume Douro non ci vorrà solo il miglior Higuain. Da valutare le condizioni di Behrami, che comunque partirà con la squadra e in ogni caso c’è in preallarme Inler. Anche Henrique e Reveillere scalpitano e non è detto che per loro due non sia il giorno di un impiego dall’inizio: in una gara ufficiale, quest’anno è già successo con lo Swansea. Viaggiando sul terreno minato di voler prevedere le scelte di Benitez, la sensazione è che l’undici anti-Porto rispecchierà quello che è sceso in campo in Galles per l’andata dei sedicesimi di Europa League. In porta, nessun dubbio che tocchi a Reina fare un po’ di lavori forzati.
Questa è una Europa League strana: se imbrocchi una strada fortunata (evitando poi dopo nel sorteggio ai quarti una delle poche big, per intenderci Tottenham o Juventus) ti puoi anche ritrovare in finale. Rafa Benitez lo sa bene: vuole il secondo successo consecutivo in Europa League che lo renderebbe il tecnico più vincente di questa manifestazione (che ha vinto anche nel 2004 quando allenava il Valencia).
In fondo, è un bell’affare per il tecnico: lo scorso anno trionfò nonostante fosse barcollante fin dal primo giorno sulla panchina di un Chelsea dove i tifosi continuavano a non perdonargli il suo passato al Liverpool, e un incauto «Non potrei mai allenare il Chelsea» di qualche anno prima. Qui a Napoli è tutto diverso: è osannato da pubblico e presidente, ha imparato che certe cose non bisogna mai dirle, perché la vita è piena di sorprese. Benitez per questo è assai tentato: vorrebbe gettare in campo il miglior Napoli possibile, dunque con Fernandez e Albiol al centro della intoccabile difesa a 4. Ma sa che, nonostante le ambizioni personali, quello che viene prima di tutto è il secondo posto in campionato. Dunque, pur senza fare un turnover totale alla Mazzarri, cambierà almeno cinque/sei undicesimi della squadra che ha vinto contro la Roma. Perché domani a Oporto è importante. Ma forse per tutto e per tutti, lo è di più la trasferta di lunedì a Torino.
Fonte: Il Mattino