Quelle mani sono grandi, irrobustite da tanti anni di palloni respinti, deviati o bloccati. Lui, le ha aperte per proteggere l’ambizione di un’intera città, impegnata nel calcio come in altre poche cose. Quelle mani sono di Pepe Reina, il portiere scelto da Rafa Benitez. È un concentrato di sentimenti questo ragazzo dal fisico possente e dallo sguardo tenero. L’amore per Yolanda, sua moglie, è in cima ai suoi pensieri. Un’unione perfetta, che ha regalato alla coppia Grecia, Alma, Luca e Thiago, i loro quattro figli. Un qualcosa che lui definisce meraviglioso, come l’incanto che può ammirare tutti i giorni, affacciandosi dalla collina di Posillipo, dove vive da qualche mese. «La famiglia è stata la mia fortuna più grande», esordisce il portiere del Napoli che non ha badato troppo al sottile quando Rafa Benitez gli ha chiesto di seguirlo nella sua nuova avventura napoletana.
Otto mesi di Napoli: che idea s’è fatta del calcio italiano?
«Se lo paragoniamo a quello inglese o spagnolo, è meno forte ma, tatticamente più evoluto anche se manca un po’ di velocità e ritmo. Non è vero che qui si fa catenaccio, certo ora che i punti pesano qualcuno si difende di più, ma è normale a questo punto della stagione».
Lo sa che i tifosi la ritengono il vero e proprio leader di questo Napoli?
«Credo che non sia un ruolo che può ricoprire uno solo. Nel Napoli, ci sono più giocatori d’esperienza come me e tocca a noi trascinare gli compagni».
Lei come si considera?
«Sicuramente un giocatore carismatico, un re tiene i sudditi, un leader ha i seguaci».
Ha rischiato di diventare impopolare dopo aver dichiarato che lo Swansea avrebbe meritato di vincere 1-4 nel ritorno di Europa League…
«Io parlo tanto, forse troppo. Ma non bisogna fare i fenomeni se si vince giocando male. Se dovessimo ripetere anche in futuro prestazioni come le ultime (Genoa, Swansea, Livorno e Roma ndr.) perderemo otto volte su dieci. Ritengo che bisogna saper essere sempre umili ed onesti».
Un carisma che pare non aver convinto Brendan Rodgers, il nuovo manager del Liverpool che appena arrivato, nella scorsa estate, ha chiesto il belga Mignolet.
«Credo che i dirigenti abbiano pensato che io andassi al Barcellona e, dunque, si sono premurati di sostituirmi».
Così, sulla sua strada ha ritrovato nuovamente Rafa Benitez che ha scelto Napoli: come l’ha convinta a seguirlo?
«Tra Rafa e me esiste un rapporto sincero e di stima. La sua presenza ha reso la trattativa molto semplice, poche parole e giù la firma sul contratto. Avevo bisogno di cambiare aria, di ritrovare stimoli e motivazioni».
I proclami estivi sono stati cancellati dal ciclone Juve, 17 punti di distacco sono un’enormità: se l’aspettava questo divario?
«Il loro organico è forte, ma stanno andando addirittura oltre le loro potenzialità. Noi siamo vicini alla Roma e stiamo facendo bene, ma la Juve è fortissima e le vanno fatti i complimenti. Crediamo nel secondo posto e lotteremo fino alla fine perché è un obiettivo importante anche per la società».
C’è un episodio che l’ha fatta conoscere definitivamente al calcio italiano: il rigore parato a Balotelli nello scorso ottobre a San Siro.
«È stato il suo primo errore dal dischetto, la mia prodezza ha avuto tanto risalto per questo. In passato qualche rigore l’avevo già parato. Dopo quella sera, però, molte cose sono cambiate, i tifosi napoletani mi hanno apprezzato di più. Mario era dispiaciuto, gli ho chiesto la maglia, lui è stato gentilissimo. Mario ha talento, gli manca solo un po’ di continuità, ma ha tutto per essere un campione».
Siete in gioco per la Coppa Italia e l’Europa League: ha preferenze?
«Per me è importante tutto, lottiamo per vincerle entrambe. Ancora di più ora che abbiamo un buon vantaggio in classifica sulla quarta, io voglio vincere, mi piacerebbe farlo in Europa, quelle sono sempre notti speciali».
Se la sente di dare appuntamento alla Juve in finale?
«Perché no, sarebbe una bella rivincita».
Incrocerebbe nuovamente Buffon: confronto tra grandi portieri.
«Gigi è stato a livelli straordinari per tanti anni, questo fa la differenza con gli altri. É sempre più completo, nel corso degli anni è migliorato moltissimo, anche coi piedi ha acquisito maggiore sicurezza».
A proposito di piedi: Benitez dice che sarebbe potuto essere un talento per quanto sono precisi i suoi rinvii.
«Se avessi fatto un altro ruolo, non sarei diventato ricco. Però con i piedi sono bravo, questa è una caratteristica che per il gioco di Benitez è fondamentale. Lavoro su questo fondamentale da quando avevo quindici anni».
Resterà nel mondo del calcio, pare di capire, a fine carriera?
«Mi piacerebbe allenare, ma ogni giorno che gioco mi rendo contro che è sempre più difficile. I giocatori sono complicati, avere 24 figli non è facile, ma è quello che mi sento di fare».
Lei ha vinto tutto in carriera con la sua nazionale, con il club cosa vorrebbe conquistare?
«Nel mio palmares manca la Champions, ma soprattutto vorrei vincere un campionato perché non ci sono ancora riuscito pur avendo militato in diverse squadre importanti». Il sogno di Reina è anche quello di Benitez e di tutti i napoletani.
Fonte: Gazzetta dello Sport