Di Porto – Napoli non ci sarà piaciuto il risultato, l’atteggiamento degli uomini di Benitez, l’esito dei rimpalli fortunosi di una gara in cui sarebbe potuto succedere di tutto.
Ma un elemento ci è piaciuto tanto, troppo: il comportamento di Helton, portiere e capitano dei lusitani.
Sin dai primi minuti ha dimostrato il suo “valore” in campo, composto non da classe e tecnica, ma da umanità, ingrediente raro e fuori moda nel calcio di spezzatini televisivi e sete di vittorie sempre, dovunque e comunque.
L’abbraccio ad Higuain dopo un’uscita avventata, sorrisi e scuse ad Hamsik dopo una parata figlia più del fattore C che di bravura, prima di un corner in un momento di gara molto teso e nevrotico.
Un ragazzone di colore che, per certi versi, ricorda John Coffey, il personaggio del film “Il Miglio Verde” interpretato dall’indimenticabile Michael Clarke Duncan: nella storia, tratta da un romanzo di Stephen King, il detenuto Coffey riesce ad avere doti miracolose e addirittura capaci di estinguere malattie e tumori.
Ci piace immaginare così anche Helton, magari come guaritore di un calcio sempre più malato, fatto di sotterfugi e poco fair-play sin dai settori giovanili: un gigante alle prese con un’impresa impossibile, ricordare alla gente che è in scena semplicemente uno sport, niente di più.
Appuntamento a Napoli, giovedì prossimo, per il secondo ciak. Sperando di non essere delusi dal sequel…
Antonio Manzo
Articolo modificato 14 Mar 2014 - 17:32