Il cross di Jackson Martinez è forte come un tiro, Reina non riesce neanche ad accennare l’uscita, Eduardo però sull’inerzia della corsa si avventa sulla palla come un falco e la butta in dentro di testa. Il gol subito (annullato per un fuorigioco inesistente) dovrebbe svegliare il Napoli dal torpore con cui è sceso nel bacino dello stadio di Oporto, invece il trend rimane lo stesso.
È la squadra di Luis Castro a menare le danze senza soluzione di continuità per tutto il primo tempo. Un altro approccio alla partita, un’altra mentalità, un’altra voglia di vincere.
Le stesse differenze viste la settimana scorsa tra Italia e Spagna e martedì sera tra Atletico Madrid e Milan. Dobbiamo prendere atto che tra il calcio che esprime oggi l’Italia e quello delle più importanti realtà europee c’è un gap che solo sporadicamente viene colmato.
Nel primo tempo il Porto schiaccia il Napoli nella propria metà campo lasciandogli, nella prima frazione, solo briciole di possesso palla (meno del 38%).
Perché questo avviene? Sicuramente per le scelte fatte a monte (esclusione di Jorginho dalla lista Uefa) e a valle (formazione con due mediani esclusivamente di interdizione davanti alla difesa). Ma anche per la scarsa disponibilità mentale di Benitez a leggere la partita.
Poco dopo la gara del Napoli, la Fiorentina faceva una gran bella figura allo Juventus Stadium con delle scelte sorprendenti di Montella rispetto alla vigilia. Fuori Cuadrado (troppo “illogico” nelle sue giocate) e dentro Ilicic, ritenuto più abile ad entrare tra le linee della Juve. Una scelta strategica specifica, dettata dal contesto di gara.
Benitez non dimostra questa capacità camaleontica ormai necessaria per cavarsela contro avversari che oltre ad avere tante soluzioni, studiano tutti i dettagli. Penso in particolare al ripetersi delle prestazioni anonime di Hamsik. Perché dopo tanti flop nella posizione di trequartista avanzato non provarlo in un altro ruolo o in un altro disegno tattico?
Per sua stessa ammissione lo slovacco ha dichiarato nel post partita di non essere più se stesso. Perché non dargli una prospettiva diversa? Ad esempio arretrandogli un po’ il raggio d’azione per valorizzarne l’intelligenza tattica e il suo allungo potente? In una situazione di emergenza come quella di giovedì poteva essere utile, ad esempio, rovesciare il triangolo di centrocampo bloccando Henrique davanti alla difesa (viste le sue origini da difensore centrale) e mettere Behrami e Hamsik ad agire da interni con più compiti difensivi per il primo e più propensione offensiva per il secondo.
Il 4-5-1 avrebbe consentito sicuramente dei raddoppi più efficaci nelle zone dove hanno imperversato Varela e Quaresma e avrebbe consentito a Insigne e Callejon di dedicarsi più alle ripartenze che al contenimento. Invece Reveillere e Ghoulam hanno fatto spesso delle figuracce nell’1 contro 1 salvo nelle poche circostanze in cui è arrivato in soccorso Behrami.
Il secondo tempo sembrava avere gli stessi elementi del primo col Porto alto e aggressivo e Reina costantemente sotto stress.
Ma all’improvviso la partita ha avuto una svolta inaspettata. Il Porto prendeva troppa confidenza con l’avversario alzando molto la linea difensiva e concedendo campo per l’attacco alla profondità. Hamsik vedeva così l’allargamento di Callejon e lo pescava sul lungo con un passaggio in verticale di prima intenzione. Si creava una voragine che lo spagnolo e Higuain non finalizzavano con la dovuta lucidità.
Il Porto si spaventava, il Napoli si gasava e cercava di assestare il colpo del ko dopo aver tanto sofferto. Su angolo da destra la palla finiva sulla testa di Albiol che girava in porta con troppa sufficienza consentendo ad Helton di salvarsi in qualche modo.
La manna dal cielo non finiva qui. All’11’ una doppia svista dei due difensori centrali portoghesi liberava ancora Higuain davanti alla porta. La conclusione ravvicinata deviata d’istinto da Helton sui piedi Callejon che non riusciva a coordinarsi adeguatamente per il tap-in.
Qui terminava la partita del Napoli. Sul ribaltamento di fronte il Porto passava, aumentando il rammarico per le occasioni sprecate. Il salvataggio in angolo di Britos sul cross radente di Varela si rivelava inutile. Infatti dalla successiva battuta dalla bandierina si scatenava una mischia in area finalizzata di sinistro proprio da quel Jackson Martinez che era stato a lungo nel mirino del Napoli l’estate scorsa.
Il cambio Hamsik-Mertens deprimeva ulteriormente lo slovacco e non esaltava in Napoli. Era il Porto invece in contropiede a sfiorare il 2-0. L’ultimo errore di Benitez è stato togliere anche Higuain dalla mischia per Zapata che in pieno recupero sbagliava in maniera goffa una grande chance per salvare la corsa europea dei partenopei. Ora servirà l’ennesimo miracolo al San Paolo.
Fonte: Il Mattino
Articolo modificato 15 Mar 2014 - 08:09