Per 90′ il Napoli deve distaccarsi dal pensiero del Porto e del decisivo secondo match di Europa League. C’è la trasferta a Torino, contro i granata di Ventura, il primo dei cinque allenatori scelti da De Laurentiis nella sua avventura calcistica. Sembra passata una vita da quei giorni, estate del 2004: il produttore cinematografico in tribunale con gli assegni per acquisire il titolo sportivo, i primi allenamenti a Paestum, il debutto in C1 e il pareggio con il Cittadella. La squadra è in lotta su tre fronti, tutto è ancora aperto: la Roma, che si esibisce stasera subito dopo gli azzurri in una sorta di avvincente botta e risposta, ha il vantaggio di dover giocare una partita in più, tuttavia il Napoli ha ampiamente dimostrato che è battibile e per questo servono le migliori energie per insistere nella corsa al secondo posto. Al Porto si comincerà a pensare da domani, i cali di tensione hanno già fatto perdere punti in campionato: ad esempio, nella partita con il Genoa.
Il Toro non se la passa bene, tuttavia ha uomini che possono far male: Cerci o Immobile, il ragazzo di Torre Annunziata a cui pensa Prandelli per i Mondiali, 13 gol come Higuain. Stasera ritroverà – non si sa se in campo o in panchina – Insigne, con cui ha condiviso la fantastica stagione del Pescara di Zeman. È atteso con ansia il rientro di Jorginho, che sarebbe stato prezioso anche in Europa: dà ordine a centrocampo e i suoi lanci sono preziosi per le punte. Benitez dovrà gestire un eventuale turnover con le risorse disponibili. Non può sdoppiare il Napoli, non c’è una squadra da campionato e una da Europa League, anche perché ci sono problemi sulle fasce. Zuniga è scomparso dai radar, nessuno sa ipotizzare la data di rientro del colombiano, operato al ginocchio cinque mesi fa. A proposito di esterni, è out anche Maggio. Bisogna saper giocare anche contro la sfortuna e Benitez proverà a farlo con il sorriso, augurandosi che cambi presto espressione Hamsik. A Oporto, dopo l’ennesima insufficiente prestazione, aveva gli occhi bassi: ha confessato di essere a disagio, ma non capisce perché. Si sorprende anche il suo allenatore, che vede Marek allenarsi bene e con convinzione, però poi in partita allo slovacco non riesce la giocata. Se non ha problemi fisici o tattici, non può avere timore di prendere la squadra per mano: è diventato campione e uomo con questa maglia e con questi tifosi che gli regalano amore.
Fonte: Il Mattino
Articolo modificato 17 Mar 2014 - 10:39