“Mio padre prima di me ha vissuto amando te, 86 anni di emozioni e valori, anche mio figlio avrà due colori”.
Così recitava uno striscione esposto al ‘San Paolo’ nel giorno dell’86° compleanno del Calcio Napoli e mi sembrava davvero pertinente per oggi. Il 19 marzo è sempre una giornata speciale: non solo per il compleanno della mia migliore amica o per l’onomastico di un’altra amica storica (ma ahimè juventina) ma in particolar modo per la festa del papà. Per chiunque sia tifoso, il papà rappresenta, quasi in ogni caso, fonte di immensa ispirazione calcistica, molto spesso fulcro della nascita della passione della propria squadra del cuore, compagno di mille evventure non solo di vita ma anche di stadio. Questa è la mia storia, ma sono sicura che è anche quella di molti di voi.
Il 25 luglio del lontano 19… beh è meglio non specificare, è nata la piccola Alessia, che prima di essere vita dalla famiglia era semplicemente il primogenito della famiglia Bartiromo. All’epoca, cari lettori infatti, era ancora un vanto e cosa alquanto normale non voler sapere il sesso del futuro nascituro. Così fecero anche i miei genitori, che si videro portare in clinica uno scriccioletto con una copertina azzurra. La sorpresa fu quando scoprirono che in realtà la sottoscritta era una femminuccia e che il colore della copertina era dovuta a quelle rose andate a ruba in quella giornata. Nessun problema, visto che mio padre voleva chiamarmi Celeste. Ma non perché è un bel nome, bensì perché gli ricordava il Napoli. E’ stato solo l’inizio di una grande storia d’amore, quella tra me, mio padre ed il Napoli, che dura ancora tutt’oggi.
Per fortuna, come noterete, Alessia ha prevalso su Celeste: a quel punto poi, avrei preferito Azzurra, per evitare fraintendimenti con i colori sociali della Lazio. A parte ciò, pochissimi mesi dopo la mia nascita, il Napoli vinse il suo primo Scudetto. Ecco che scattano i regali: non il classico cavalluccio a dondolo bensì il ciucciariello partenopeo con il tricolore, sciarpe, abbonamenti e chi più ne ha più ne metta. A cinque anni invece della gita allo Zoo, io e papy ce ne andammo al “San Paolo”. Ricordo i miei occhi curiosi che scrutavano tutto, l’emozione a salire i gradini della Curva, il divertimento nel scrutare lo stellare Milan, gli spalti pieni di gente. Mi divertii così tanto che diventò quasi un rito, che si rinnovò quasi continuamente. Potrei infatti raccontarvi altri 22 anni di Fuorigrotta, lacrime, gioie e tante emozioni che le parole sminuirebbero, certa che ognuno ha i suoi ricordi e, proprio in questo momento, li sta evocando. Fatto sta, cari lettori, che se non fosse stato per quel gesto estremo compiuto più per compagnia che per forzatura, la mia vita sarebbe stata completamente diversa. Sicuramente più vuota, più grigia e con una grande parte mancante.
Auguri di cuore a tutti i papà ed in particolar modo a quelli tifosi del Napoli, che insieme ai propri figli ed alla loro famiglia dividono questa splendida passione, tramandandola per generazioni, così come ha fatto il mio bisnonno con mio nonno, mio nonno con mio padre e mio padre con me. Non ce ne vogliano gli altri papà, ma i nostri dal sangue e dal cuore azzurro hanno decisamente una marcia in più.