Si avvicina la grande notte. Dentro o fuori, ma in tutti i sensi. Che tremore, e che emozioni. «Vogliamo arrivare in finale», è la sintesi di Marek Hamsik. È uno dei protagonisti attesi della sfida con il Porto. Uno che, in realtà, è da troppo tempo che si fa attendere. Non fa gol da 1280 minuti, lo slovacco capitano del Napoli. L’ultimo gol il 2 novembre, contro il Catania. Praticamente un girone fa. E in Europa non segna da una eternità: era il 2 dicembre del 2011, in casa del Villarreal. Sono passati due anni e mezzo. Per Marek e per il Napoli è una grande notte. Ci saranno almeno 55.000 spettatori, per una partita nient’affatto banale, ma capitale. Non c’è in palio solo una qualificazione ai quarti di Europa League contro il Porto che parte col vantaggio di un gol: sul prato si srotolerà la voglia del Napoli di scrivere una pagina di storia. Benitez ieri è stato a Castel Volturno con tutto il suo gruppo: chi ha giocato a Torino ha corso e basta; tutti gli altri hanno fatto una seduta completa. Ha parlato alla squadra, sottolineando con la matita rossa gli errori commessi nel vecchio Comunale e accennando a quello che dovrà essere fatto con il Porto domani. «Non dobbiamo avere fretta, non dobbiamo sbilanciarci. Ci basta un gol, possiamo fare il secondo anche nel supplementare…».
Eccolo il re di Coppe uscire allo scoperto, l’uomo che di rimonte ne ha fatte tante quando era alla guida del Valencia e del Liverpool ma ne ha anche scongiurate. «È questione di testa, tutto qui». Chissà se Rafa ha raccontato un precedente che fa sorridere: esattamente dodici mesi fa, con il Chelsea negli ottavi di Europa League, era chiamato a ribaltare allo Stamford Bridge una sconfitta per 1-0 rimediata a Bucarest ad opera dello Steaua. Al ritorno finì 3-1 per i Blues che alla fine della stagione la coppa l’hanno vinta. Ha ricordato anche questo ai suoi collaboratori, lo spagnolo, mentre spulciava i quaderni aggiornati con gli ultimi dati del rendimento atletico e fisico dei suoi giocatori. Ora sarà proprio questo suo database a fare la formazione. Più che le convinzioni tecnico-tattiche: nel quadernone magico c’è tutto quello che c’è da sapere sullo stato di forma di ognuno dei 25 giocatori della rosa. Perché quello che conta ora è la freschezza, come ha ammesso lo stesso Rafone. Battere il Porto diventa fondamentale: se il Napoli ce la fa, se batte i portoghesi con due gol di scarto, da qui a maggio l’animo si alleggerirà, ci sarà un quarto di Europa League da disputare e un campionato da affrontare con piglio diverso.
Il Napoli sta recuperando velocemente Mesto ma appare troppo azzardato prevedere il rientro dal primo minuto dell’ex Reggina. Certo, l’emergenza sulla fascia è reale: senza Maggio e con Zuniga ancora out (anche se aumentano i minuti di allenamento con il resto della squadra), l’unico che può giocare in quel ruolo è Réveillère. Rafa sfoglia la margherita e ripensa anche a Henrique: probabile che Benitez confermi tutte e tre le sue colonne, ovvero Callejon, Albiol e Higuain. D’altronde, il Napoli nelle ultime 10 gare ha incassato appena 5 gol. De Laurentiis ha centrato il suo primo obiettivo: voleva il San Paolo una bolgia e lo ha ottenuto. Ha fatto persino modificare i prezzi dei biglietti pur di agevolare il tutto esaurito. Il gran pubblico invoglia all’ottimismo, le cifre non proprio. Solo 4 volte in 15 precedenti occasioni, il Napoli è riuscito a ribaltare al ‘San Paolo’ il ko della gara di andata. Negli ultimi 30 anni è capitato solo dopo la sconfitta con la Dinamo Tblisi (2-1 nell’allora Urss) e il successo a Fuorigrotta per 1-0 con la rete di Dal Fiume. L’impresa dell’impresa è quella del 15 marzo 1989, esattamente 25 anni fa: il Napoli doveva rimontare uno sciagurato 2-0 rimediato in casa della Juventus. Finì 3-0. L’ultima volta che il Napoli partiva da uno 0-1 è stato il 7 dicembre del ’94 contro l’Eintracht: andò male, finì 1-0 per i tedeschi.
FONTE Il Mattino