Come dimenticare le parole pronunciate da numerosi quotidiani sportivi alla notizia dell’arrivo di Abdelilah Saber nelle fila del Napoli, tutti infatti utilizzarono come soprannome “il nuovo Cafu” per il marocchino proveniente dallo Sporting Lisbona, tante buone credenziali, ottime le relazioni dei talent scout di mezza Europa, ma alle tante buone parole bisogna sempre corrispondere i fatti. Nel campionato 2000-01 con l’avvento di Zeman arrivano all’ombra del Vesuvio anche tante novità sotto l’aspetto gestionale del mercato, dove si comincia, grazie al boemo, a ragionare considerando le potenzialità e il reale valore innanzitutto, cercando di allontanarsi dai nomi più blasonati, alla ricerca del giovane campione in erba, ed il marocchino Saber può sicuramente rientrare nella categoria “scommesse di Zeman“, visto che al suo arrivo la fascia destra fu sua senza troppi patemi d’animo.
Già negli allenamenti vengono fuori le principali caratteristiche di Saber, la rapidità dei movimenti e la scioltezza nelle azioni in velocità, a discapito però di quel senso di posizione che sarà massima serie dopo aver risalito la china della cadetteria grazie a Novellino, Schwoch e Stellone, trascinatori ma non convincenti per il progetto A, almeno per i primi due. La gara contro i bianconeri comincia alla grande, Saber è scattante e mette in crisi l’esperto Pessotto, gli azzurri vanno addirittura in vantaggio proprio con Stellone, chiudono il primo tempo in avanti e già si costruiscono i primi castelli di sabbia pensando ad un Napoli da Coppa Campioni, addirittura in grado di lottare per lo scudetto! Comincia la ripresa, ed eccola, spietata, la realtà, che tira giù il Napoli dalle nuvole di ovatta imbastite dalle speranze e dai sogni dei napoletani, la Juve ribalta il risultato e trova nelle zone occupate da Saber ampia manovra senza che il marocchino riuscisse a tenere botta alle sgroppate dei protagonisti bianconeri. Come succede spesso ai bidoni del nostro campionato, l’esordio può essere fatale. Infatti, nelle successive apparizioni, Abdelilah disputa partite anonime e quasi sempre insufficienti. A fine stagione sono diciotto i gettoni in maglia azzurra affiancati dalla retrocessione in Serie B.
Il marocchino non ha molto mercato e scende in cadetteria con i partenopei. L’allenatore boemo lascia Napoli e così Saber si ritrova spesso ai margini della squadra, vagando tra panchina e tribuna. In tre anni in azzurro scende in campo 49 volte senza mai segnare. Nel mercato invernale del 2003 si ritrova svincolato, il Torino, appena sceso in B, gli da fiducia provando a scommettere su quelle qualità viste solo per quarantacinque minuti. I risultati sono impietosi: il Cafu marocchino mette insieme solo 11 presenze e medita di abbandonare la carriera da calciatore a fine stagione. L’annuncio si trasforma in notizia ufficiale all’inizio dell’estate 2004. A soli 30 anni, Saber lascia definitivamente il calcio giocato senza lasciare troppi rimpianti. Una perdita passata inosservata, soprattutto per i tifosi di Napoli e Torino.