Loro due più altri venti. Ecco Napoli-Fiorentina. Uno dei due è Gonzalo Higuain, l’altro è Mario Gomez. Si somigliano poco e nessuno li scambierebbe per fratelli ma in comune hanno la capacità incredibile di fare gol. Una cosa che non s’impara: ci si nasce e si ringrazia la mamma e il papà. SuperMario e Pipita segnano da quando sono nella culla. Kaiser Gomez lo ha fatto fin dai tempi di Stoccarda, a inizio carriera. Si è poi confermato al Bayern Monaco per quattro anni. Nel frattempo ha sfondato le reti di mezzo mondo con la maglia della Germania: 25 centri in 58 presenze. La scorsa estate i Della Valle hanno fatto il colpaccio: 20 milioni al Bayern per mettere insieme una coppia da sogno con Giuseppe Rossi. Stesso destino per Gonzalo: primi gol al River Plate poi l’esplosione in Spagna, al Real, e la maglia da titolare con l’Argentina che per primo gli diede Maradona allora ct.
Questa estate l’approdo in Italia per tutti e due: il primo ha lasciato la Bundesliga dopo 138 gol e 236 gare; l’altro la Liga dopo 122 gol e 264 partite. Mario Gomez, è rientrato da poche settimane dopo lo strappo ai legamenti che lo ha costretto a restare fuori per più di sei mesi: doveva venire a Napoli, la scorsa estate. Un lungo inseguimento di De Laurentiis per il figlio del muratore andaluso emigrato a Stoccarda che ha pure una via a lui intitolata nel paesino spagnolo (Albunan) di origine. Gomez ha voluto assolutamente Firenze anche perché pare fosse il sogno della sua fidanzata, Karina. E quando la propria donna ordina…
Alla resa dei conti, al Napoli nessuno lo ha mai rimpianto, visto la resa del bomber argentino. Gomez è passato alla storia per una dichiarazione che lo rese assai moderno: «I gay nel calcio dovrebbero fare outing, niente di male». Il Bayern lo aveva comprato nel 2009 per 30 milioni più bonus, tutti centrati, quindi prezzo salito a 35. Tre titoli di Bundesliga (uno a Stoccarda), il «triplete» dello scorso anno al Bayern ma sempre in guerra con gli allenatori. Anche Jupp Heynckes, un anno fa, lo ha degradato, perché la sua riserva Mandzukic correva e pressava di più, segnando in egual maniera. Più o meno, lo stesso destino di Gonzalo Higuain, anche lui alle eterne prese con qualcuno che lo costringeva a stare nelle retrovie (nell’ultima stagione, Benzema). Ora sono due stelle assolute nelle proprie squadre. Quello che volevano. Gomez è stato utilizzato dal premier, Matteo Renzi, come «ambasciatore» dell’Italia durante la visita alla cancelliera Angela Merkel: il presidente del Consiglio ha infatti portato in dono la maglia viola del bomber. Con il suo autografo.
Un argentino e uno spagnolo-tedesco sono cugini d’estro, con la matrice genetica che è la stessa. Gomez e Higuain si sono già incrociati due volte, in occasione della semifinale della Champions 2011/12: era Bayern Monaco-Real Madrid, ovviamente. Gonzalo collezionò una manciata di minuti, perché con Mourinho non andava oltre; Mario fece gol nella gara dell’Allianz e trascinò i bavaresi alla finale (che persero) col Chelsea. Gomez rivede il San Paolo: c’è già stato e se lo ricorderà di sicuro. Era il 18 ottobre del 2011 e De Sanctis gli parò un rigore. Si vendicò, eccome se lo fece, nella gara di ritorno quando il pennellone cui non dai mai un grammo di fiducia vedendolo correre ci mise appena 42 minuti per firmare una tripletta a Morgan de Sanctis. Napoli-Fiorentina passa attraverso di loro, che dubbio c’è: Gomez prima del lunghissimo stop aveva segnato una doppietta al Genoa. Era il primo settembre: in serie A, in trasferta, non segna da quella sera. Da quando è rientrato ha segnato due volte: alla Juventus, nell’andata di Europa League e poi in casa con il Chievo. Higuain, invece, ha segnato al San Paolo solo 5 dei 14 gol complessivi realizzati in campionato. Si rivedranno a Roma, per la finale di Coppa Italia. E poi in Brasile.
FONTE Il Mattino
Articolo modificato 23 Mar 2014 - 11:14