Ops: s’è alzato, e cammina, e corre anche. Come se il tempo gli appartenesse ancora: centosettantasei giorni da Londra, un percorso infinito (e tormentato), aspettando Zuniga. Che intanto, s’è eclissato, scomparso e poi riemerso, travolto da se stesso, da un ginocchio ballerino, da una calcificazione ossea, da un intervento (eseguito il 21 ottobre scorso), da una rieducazione divenuta faticosa, dalle ombre che si sono allungate sino a divenir dietrologia (il primo ottobre, a Londra, la mattina, l’annuncio del rinnovo; poi la resa).
Ops: però adesso c’è e lotta assieme al Napoli, finché può, prima in partitina e poi con il lavoro differenziato, ma sembra in odor di rientro, non proprio a Catania domani – per i miracoli bisogna attrezzarsi – ma magari va a finire che con la Juventus, la Vecchia Signora alla quale si era promesso, si può riprendere confidenza con i riti della vigilia, avvertendo le sensazioni e le emozioni dimenticate. Convocare, via: si può cominciare a declinare Zuniga in tutte le sue accezioni, si può vagamente lasciarsi tentare dall’idea che stia per accadere, che prima o poi – e sei mesi dopo – sia possibile farci un pensierino, anche perché il mondiale si sta avvicinando a grandi passi e per potersi candidare serve almeno fare un po’ di riscaldamento prima di andare in Brasile. Restano nove partite di campionato e la finale di coppa Italia, se n’è andata una stagione intera però forse c’è una luce in fondo al tunnel: ops, s’intravede Zuniga.
FONTE Corriere dello Sport