Il pubblico ha sempre ragione, verità spesso assoluta ma dalla quale talvolta è anche corretto dissentire. Come già accaduto per Maggio e Insigne quest’anno, come in passato per i casi “eclatanti” di Paolo Cannavaro e Walter Gargano, anche Blerim Dzemaili, dopo un’ora di gioco non certo esaltante nell’ultima sfida contro la Roma al San Paolo, lasciò il campo sostituito dal brasiliano Henrique accompagnato da una bordata di fischi del pubblico di Fuorigrotta. Come già detto, i tifosi sono giudici legittimi, gli esclusivi referenti delle gesta della propria squadra del cuore, ma pratiche come quelle dei fischi ad personam sono nella maggior parte dei casi evitabili perché distruttive.
Il nazionale svizzero nonostante i propri limiti ha dato tutto se stesso in queste tre stagioni in maglia azzurra, indubbiamente l’occasione più importante della sua carriera. Sebbene si presti meglio per le proprie caratteristiche ad un gioco fondato sulle ripartenze (12 goal e 8 assist nelle due stagioni sotto la guida di Walter Mazzarri) Blerim anche quest’anno ha dato il suo contributo, facendosi trovare pronto quando richiesto, e mettendo a referto 5 reti e 4 assist, scusate se è poco.
Ironia della sorte, la sfida del 9 marzo contro i giallorossi è stata anche l’ultima apparizione dello svizzero in maglia azzurra, rimasto in panchina in campionato e anche nella doppia sfida contro il Porto d’Europa League. In Portogallo Benitez gli preferì addirittura il brasiliano Henrique adattato nel ruolo di mediano. Nessuna possibilità dunque di riscattarsi agli occhi di un pubblico che in quell’occasione non si era propriamente dimostrato generoso nei suoi confronti. Chance che con ogni probabilità arriverà nella sfida contro il Catania, con Behrami acciaccato e Inler che necessita di riposo. Toccherà al numero 20 azzurro affiancare Jorginho nella metà campo azzurra, alla ricerca dell’inserimento giusto e di una prestazione di personalità con cui scacciare qualche critica di troppo.
Edoardo Brancaccio