Vendere il nome del “San Paolo” ad uno sponsor in modo da ricavarne soldi. Un’idea semplice semplice, ma, sperimentata altrove, senza dubbio efficace. L’hanno proposta tre consiglieri comunali di Ricostruzione democratica, Carlo Iannello, Simona Molisso e Gennaro Esposito che, evidentemente, tanto ci credono nell’iniziativa da avviare l’iter per predisporne una delibera di iniziativa consiliare (protocollo 24/2014), cosa rara visto che quasi sempre le delibere le fa la giunta e l’aula le approva. Ma quando invece le delibere cominciano il loro cammino dall’aula, l’iniziativa diventa più forte e, spesso, viene approvata. Aspettando però l’esito dell’iter che seguirà la delibera, resta il fatto. Fatto che per Napoli è innovativo, soprattutto se si tratta di cambiare il nome tanto amato del San Paolo. «Sarebbe però un’occasione per il Comune di riprendere la gestione di un bene pubblico come lo stadio», spiega Esposito convintissimo della bontà dell’iniziativa.
Vendere il nome del San Paolo ad uno sponsor, dunque, per far cassa con soldi da reinvestire poi nella ristrutturazione dello stadio. Proprio come accade altrove. «Sono infatti noti i cambi di denominazione degli stadi dell’Arsenal — si legge nel documento — (da Highbury ad Emirates Stadium), del Bayern Monaco (da Olympiastadion ad Allianz Arena) e del Nizza da Stade Municipal du Ray ad Allianz Riviera)». Esempi concreti, insomma. Anche perché «il Comune di Napoli, al fine di reperire i fondi per la ristrutturazione dello stadio San Paolo, che ha una capacità di ospitare fino a 60mila spettatori a partita, ben può ricorrere a tale forma di sponsorizzazione al fine di offrire alla squadra cittadina uno stadio degno del valore sportivo e degno dei tifosi napoletani». I tre esponenti di Ricostruzione democratica ricordano poi nella proposta che «un serio progetto di ristrutturazione dello stadio, oltre ad offrire una migliore collocazione alla squadra tanto amata dai napoletani, rappresenta anche un’occasione di sviluppo del quartiere che sarebbe in grado di dare anche posti di lavoro per le tante attività che si possono immaginare nello stadio». Da qui, la proposta avanzata con tutta la solennità del caso «affinché — recita il documento — la giunta, nell’esercizio dei suoi poteri amministrativi», predisponga «tutti gli atti necessari a sollecitare proposte per il cambio di denominazione dello stadio San Paolo, ovvero in altre forme di sponsorizzazione al fine di reperire i fondi necessari alla ristrutturazione del massimo impianto cittadino».
Rivoluzione o realtà? Si vedrà. Certo, dedicare il nome dello stadio ad uno sponsor significa fare soldi. Molti soldi. Ma rappresenta, generalmente, anche il cuore centrale di ogni accordo di concessione pluriennale per l’affidamento di uno stadio da un soggetto pubblico ad uno privato. Come potrebbe essere tra il Comune di Napoli e il calcio Napoli. Come potrebbe, appunto. Visto che l’accordo tra le parti appare sempre più complicato da trovare. Ecco perché al Comune di Napoli c’è chi comincia a guardarsi intorno.
FONTE Corriere del Mezzogiorno
Articolo modificato 26 Mar 2014 - 12:28