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Gli azzurri escono vittoriosi dal ‘Massimino’ per la prima volta dopo dodici anni, con alcune certezze e le solite immancabili incognite, unite ai costanti dubbi che hanno caratterizzato questa stagione. Con la convinzione di aver quasi del tutto ipotecato l’accesso alla prossima Champions League, se la rincorsa alla Roma appare sempre più proibitiva, la sconfitta casalinga della Fiorentina contro il Milan di Seedorf appare come una vera e propria resa, poiché solo un miracolo sportivo permetterebbe ai viola la scalata sul Napoli.

Una nota lieta indubbiamente, che si aggiunge alla positiva prestazione di un Henrique sempre più esterno di fascia e condita da un eurogol, al solito Callejon tutto quantità e qualità ed alla prima doppietta azzurra di Zapata, ma a cui fanno da contraltare i soliti difetti che hanno attanagliato l’altalenante stagione della squadra di Benitez. Il Napoli nonostante una partita quasi subito in discesa anche grazie ai tanti errori degli etnei ha palesato le solite amnesie difensive sin dalla prima frazione di gara, anche al cospetto di un Catania che viste le defezioni di Castro e Bergessio aveva solo i leggeri Keko e Barrientos di punta. Distrazioni che sono diventate vera e propria apnea nel secondo tempo, dove dall’alto del largo vantaggio maturato nel primo tempo gli azzurri hanno completamente abbandonato il campo a favore di un avversario che ha cercato in tutti i modi di salvare la faccia.

Un atteggiamento, suonerà strano a margine di una rotonda vittoria per 4-2 in trasferta, che è sembrato il ritratto di un’annata. Le grandi squadre si riconoscono anche da questi particolari, dalla cattiveria e la concentrazione con cui gestiscono un risultato acquisito ai danni di un avversario nettamente inferiore, senza correre inutili rischi che spesso possono condizionare stagioni intere, e agli azzurri quest’anno è capitato. La grinta con cui Pepe Reina, vero leader dello spogliatoio, spronava i compagni a prestare maggiore attenzione dopo le troppe occasioni concesse agli avversari, è l’emblema di quanto detto. Questa è la maggiore certezza con cui un Napoli che convince a metà esce da questa sfida. Per diventare veramente grande però, dovrà correggere proprio quest’aspetto.

Edoardo Brancaccio

Articolo modificato 27 Mar 2014 - 00:58

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Scritto da
redazione