Sua maestà offeso e imbarazzato, se ne stette corrucciato e disorientato seduto sulla sua poltrona fronte telecamera, durante una delle tante puntate di “Number one“, quasi come se qualcuno avesse invaso il sacro suolo della criticità verso le gesta del mito, non sempre inoppugnabili e condivisibili, e fu così che tutti noi scoprimmo che anche le prestazioni dell’idolo Maradona non erano inviolabili. Accadde nel gennaio del 1990, anno di grazia per gli azzurri, che s’apprestavano allo sprint scudetto, prima ancora a condurre degnamente il girone di ritorno per cercare di difendersi dal Milan sacchiano che già l’anno prima aveva attuato lo scherzetto nato dal nulla, costato il tricolore alla banda maradoniana. Ad Udine va in scena una gara per gli azzurri ben presto compromessa dalle due reti, all’inizio e sul finale di gara, dei bianconeri, con De Vitis e Mattei che sigillano una vittoria oramai sacrosanta contro un Napoli fantasma. All’86 la gara dice 2-0 e mani ai fianchi per constatare la resa funesta. Manco a dirlo per scherzo pensò Diego, che dopo una pessima gara si regala la battuta di un rigore all’89 ed un passaggio illuminante per l’incredibile pari di Corradini al 92′. 2-2, tutti felici e contenti, il punto tiene a bada le inseguitrici e la pubblica opinione perde un’altra occasione per andarci duro su Maradona e company.
Ed invece, a cantar fuori dal coro ci pensa il giornalista de “Il Mattino” Giuseppe Pacileo, abile narratore delle gesta di una Napoli pieno zeppo di campioni e presunti tali, in un epoca di successi e soddisfazioni dove era uno dei pochi a tirar giù dal trono dei perfetti i protagonisti in maglia azzurra che, secondo il suo parere, non avevano dimostrato lo spirito guerriero e sprazzi di professionismo a cui lui era particolarmente attento. Fu così che le pagelle da lui redatte il giorno dopo la miracolosa rimonta del Napoli furono macchiate dall’inverosimile voto dato a Maradona: 3,5! Nonostante il rigore messo a segno e l’assist al centro dell’area che aveva permesso a Zola di colpire di testa e a Corradini di ribadire in rete a seguito della respinta del portiere friulano, Diego e meno che mediocre per il giornalista napoletano e le critiche feroci non tardano ad arrivare.
Telegrammi alla redazione del giornale, insulti e minacce seguirono la scia creata dal solco profonda che Pacileo aveva suo malgrado prodotto a seguito dello “sgarro” all’idolo incontrastato di un’intera città, fino ad allora intoccabile, a cui gli era permesso tutto. Il confronto tra i due avvenne stile far west, grazie alla trasmissione sportiva di grido dell’epoca, “Number One” in onda sull’emittente campana Canale 34, dove Pacileo era ospite fisso e i calciatori del Napoli erano spesso invitati a fare “salotto” e a discutere delle gesta tecniche della domenica appena trascorsa. Nel “dietro le quinte” del programma Maradona sbottò contro il giornalista: “Non me importa tanto del voto, ma che le racconto alle mie figlie se me domandano di che cosa me devo vergognare? Io non me devo vergognare de niente!“. Alle parole seguì il gesto dispregiativo inconfutabile del lancio della pagina accartocciata de “Il Mattino” contente l’articolo incriminato.
Pacileo dirà poi che la presenza di Diego gli fu occultata per rendere spettacolare e televisivo un confronto che avrebbe davvero fatto storia, ma il fattaccio lo mise spalle al muro e lo costrinse a rifiutare di presenziare in trasmissione con l’uomo che lo aveva appena affrontato a muso duro. Diego in trasmissione ci andò e dal suo volto fu ben chiaro che da lì a poco qualcosa lo avesse turbato, qualcuno aveva deliberatamente toccato i nervi scoperti dell’orgoglio dell’argentino. Il giorno seguente si assistette alle più disparate versioni dei fatti. la più in voga fu che “Maradona ha vattuto ‘a Pacileo” e che quest’ultimo non avesse potuto essere in trasmissione per le conseguenze subite. La verità è che si evitò di rendere pubblico un affronto che andava trattato in separata sede, anche se lo stesso giornalista napoletano chiese al suo giornale di non scrivere del Napoli, dimissioni di ruolo puntualmente rifiutate dall’allora direttore Pasquale Nonno, il quale si rifiutò di darla vinta al re di Napoli.
Nessuno ricorda però che lo stesso Pacileo, una settimana prima, aveva dato l’identico voto a Diego dopo la gara della nazionale argentina a Cagliari contro l’Italia di Vicini (la gara terminò 0-0). Accanimento per motivi extracalcistici oppure semplici punti di vista, opinabili o condivisibili a seconda del proprio pensiero? Difficile giudicarlo adesso, ventiquattro anni fa venne a tutti il dubbio che ci fosse qualche scheletro nell’armadio di uno dei due personaggi in questioni, di quale armadio si stesse parlando purtroppo questo non ci è dato sapere, certo è che due 3,5 in pagella a distanza di pochi giorni hanno più un significato provocatorio che un senso legato al reale valore della prestazione di Dieguito. Vecchie ruggini, ma che spettacolo era osservarle da spettatore…