L’ultima volta si ringhiarono contro, Conte e Benitez. Gara di andata e il tecnico della Juve non gradì quel «siamo solo al 75%» pronunciato alla vigilia del match dello Stadium dallo spagnolo. Conte rispose seccamente: «Ma come? Benitez è talmente intelligente da capire che se non vince lo scudetto quest’anno, avrà fallito». Ma poiché chi la fa l’aspetti, proprio due giorni fa ci ha pensato il nemico di tutti per definizione, Mourinho, a restituirgli pan per focaccia: «Se la squadra bianconera conquisterà l’Europa League, non ha vinto nulla perché è stata costruita per trionfare in Champions». Verrebbe da dire, tié. Ieri non ha parlato, Conte. Perché non lo fa da un bel pezzo. È da sette mesi in cima al campionato, lo ha stracciato, neppure una nuova era glaciale riuscirebbe a non far vincere il titolo alla Juventus. Eppure lui tace. Chissà come avrebbe replicato ieri dopo aver sentito le parole di Benitez. Conte non è mai stato simpatico ai napoletani. Questione di pelle. Lo scorso anno, dopo le pietre lanciate contro il bus a Bologna peggiorò la situazione: «Capisco che ci prendano a sassate a Napoli, ma non nella civilissima Bologna». Poi il dietrofront ma la frittata era ormai fatta. È soprattutto questo «rumore dei nemici» che esalta Antonio Conte, gli dà quella carica da ex allenatore di periferia che sfida quasi con spirito di rivalsa sociale i grandi tecnici che hanno vinto la Champions come Benitez. Conte ha pienamente rispettato anche ieri la sua personale «regola del silenzio». Oramai non parla più, tranne che nei dopo-gara ma solo perché le pay-tv minacciano penali serie in caso di prolungati mutismi. Neppure Napoli-Juve fa ritornare la parola al tecnico bianconero. Tace più o meno ininterrottamente da un Juve-Avellino di Coppa Italia, alla vigilia di Natale: allora stette zitto perché infastidito dal fatto che ogni filone del calcioscommesse era l’occasione per sbatterlo in prima pagina. Poi ha ritrovato la favella prima di Juventus-Roma. Pochi giorni ed è ripiombato del mutismo.
Colpa dei giornalisti, come al solito. Che interpretarono male alcune sue frasi sul mercato di gennaio quando il tecnico si disse «non molto tranquillo» nel vedere Roma e Napoli protagoniste sul mercato. E lui si offese. Conte ieri è tornato a Napoli dove da allenatore non ha mai vinto: né quando guidava l’Arezzo e neppure quando era alla guida dell’Atalanta: con la Juve ha raccolto fino ad adesso due pareggi (3-3 il 29 novembre 2011 e 1-1 il marzo dello scorso anno). Ieri a Vinovo tutte le parole che non ha pronunciato con la stampa le ha riversate sui suoi giocatori: vuole i 100 punti, o almeno scavalcare il record di punti dell’Inter di Mancini (che si fermò a 97 punti). Conte sa che anche per il suo prestigio personale una bella campagna europea è fondamentale, dunque i pensieri vanno anche al Lione. Ed è per questo che potrebbero riposare contro il Napoli Pirlo e Llorente, oltre Tevez squalificato. Magari anche qualcun altro in difesa. Dubbi in attacco tra Giovinco e Vucinic. Isla potrebbe prendere il posto di Lichtsteiner. Uomini contati: possibile anche un cambio di modulo. Sicuro Osvaldo (Quagliarella ha dato forfait: problemi fisici per lo stabiese, informa la società). Insomma, un po’ di turnover. Come dire: se si perde nessuna (enorme) sorpresa; se si vince diventa un trionfo.
FONTE Il Mattino
Articolo modificato 30 Mar 2014 - 11:25