Il calcio è materia opinabile soprattutto in un paese, l’Italia, in cui gareggiano circa 60 milioni di appassionati, molti dei quali approfittano della classica tazzina di caffè mattutina nei tanti bar sparsi in tutto il territorio per muovere critiche e consigli su come schierare una formazione. Poi accade che tale pratica legittima si replica anche nei “salotti” delle trasmissioni sportive che avrebbero come obiettivo principale l’informazione ed ovviamente il racconto dei fatti. Nessuna lezione sia chiaro, né nessun tentativo di generalizzare ma sarebbe interessante conoscere l’opinione di coloro che a fine gennaio avevano sparato a zero sul calciomercato azzurro e prima ancora sulle capacità del tecnico Benitez e di quelle della società.
MERCATO DI GENNAIO. Benitez eredita uomini scelti dal suo predecessore e plasmati ad una idea di calcio radicalmente opposta. Progetto impervio quello di De Laurentiis e soprattutto dello spagnolo alle prese con un gruppo in parte nuovo a cui dovrà insegnare un calcio diverso, propositivo, volto alla crescita in Italia ed in Europa. Presto però si ritroverà a fare a meno di due dei quattro esterni di difesa a disposizione, Mesto e Zuniga a causa di un lungo infortunio e di un centrale, Britos, partito titolare a fianco di Albiol all’inizio della stagione. Il reparto di difesa incassa spesso troppi gol, inadeguati i calciatori, per l’ambiente e l’opinione pubblica: Benitez se ne infischia e corre ai ripari investendo sul centrocampo perché quello è il reparto che a suo avviso necessita di qualità e quantità soprattutto a copertura del reparto arretrato. A gennaio nel mercato di riparazione Bigon è a lavoro ed arrivano due esterni di difesa per sopperire le defiance scaturite dagli infortuni. Si tratta di Ghoulam e Réveillère, un difensore centrale che si adatta a più ruoli di difesa ed anche di centrocampo Henrique, brasiliano europeizzato per la sua militanza in svariati campionati del “vecchio continente”. Insieme a loro un centrale di centrocampo, Jorginho, tutto geometrie e fosforo. Il mercato viene bollato come fallimentare e la delusione regna sovrana. Ad oggi, non solo la squadra ne acquista in solidità migliorando nettamente la fase difensiva ma mostra maggiore qualità e duttilità, perché ci sono anche loro nella straordinaria vittoria di ieri sera contro la corazzata Juventus.
BENITEZ MODULO. Critiche anche per Benitez, etichettato come “fondamentalista“, cocciuto nella sua perseverante ricerca della perfezione in un modulo giudicato inappropriato e troppo volto all’attacco. In Italia, diranno, il calcio è diverso e sarebbe cosa buona e giusta se l’allenatore dedicasse il suo tempo ad adattare la sua idea di calcio a quello nostrano che intanto fa faville in Europa stravincendo Coppe e trofei (!). Il Rafa napoletano però, non solo stravince i match clou come quello di ieri sera, un capolavoro tattico, ma lo fa giocando proprio all’italiana grazie proprio alle ripartenze, pardon, contropiedi come in occasione del raddoppio di Mertens.
IL FUTURO. C’è però ancora da migliorare: forse è questo il punto di convergenza massimo, magari condiviso anche dallo stesso Benitez. Il Napoli è in crescita ed in linea col suo progetto, sono state costruite le fondamenta, a corredo tanto materiale funzionale e collaudato. C’è competenza nelle scelte e nella lungimiranza perché così si pianificano le vittorie del futuro e la certezza di poter raggiungere traguardi importanti. C’è una finale di Coppa Italia da vincere ma soprattutto un campionato da onorare: la Roma è lontana ma non impossibile da raggiungere ed un secondo posto varrebbe come uno scudetto. Follia pura o filosofia vincente? Ai posteri l’ardua sentenza, nel calcio tutto è legittimo ma anche possibile. A volte perfino gli uomini da “parterre de roi” cambiano opinione: che sia la volta buona?
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