E allora, parliamone: perché è arrivato il momento (giusto) e conviene creare le condizioni (ideali). Gli sguardi che si incrociano, le frasi che s’intrecciano, i silenzi che valgono e i messaggi subliminali che squarciano l’orizzonte: è accaduto – e accadrà ancora ne siamo sicuri – di ritrovarsi allegramente uno a fianco all’altro e di cogliere, reciprocamente, la voglia matta di starsene ancora assieme, al «caldo» dello stadio San Paolo, in quel San Paolo attraversato con l’energia d’un fanciullo dopo aver «matato» la Juventus; e ora che le scadenze s’avvicinano, si può fare e magari si tenterà di farlo. Reina for ever, finché si potrà: perché le carte d’identità hanno una loro essenza, ma stavolta si va oltre l’età e si atterra nella dimensione cosmica d’un uomo ch’è tutto d’un pezzo, che è portiere e anche leader, ch’è il collante ambientale e ormai un totem popolare, entrato da subito e totalmente nel cuore dei tifosi napoletani.
CONFERMA. I fatti poi separano dalle opinioni, ma la volontà è nei segnali, in quel dialogo a cielo aperto tra il presidente Aurelio De Laurentiis e Reina per credere ancora nel secondo posto (ormai lontanissimo dopo la vittoria della Roma ieri pomeriggio nel recupero all’Olimpico contro il Parma), in quei quattro milioni messi sul lettino d’uno spogliatoio rappresentato, domenica sera, dal proprio portiere, che a domanda rispose: «Siamo distanti, presidente. Serve un miracolo». La Roma era ancora a sei punti (che poi erano già sette) e l’idea – due milioni di euro – venne moltiplicata: facciamo quattro. E mo’ che invece la forbice s’è allargata e la Champions diretta pare un affare esclusivamente giallorosso, nulla è mutato sotto il cielo di Napoli: cercasi di trattenere Reina, assai disponibilmente, provando a convincere il Liverpool (che esige il riconoscimento della clausola rescissoria da 5,2 milioni di euro) e di accontentare quel «fenomeno» che ha abbagliato con i piedi, con le mani, con quell’autorevolezza diventata un cult.
FELICITA’. Reina, per (ri)cominciare: per avere ancora al proprio fianco un guardiaspalle con un carattere dominante; per regalarsi di nuovo quell’energia contagiosa esibita in campo e pure fuori, a 2-0 sulla Juventus conquistato, e manifestata sbracciandosi come un bambino dinnanzi alla folla festante che l’ha eletto a idolo. Reina per (ri)lanciare: non solo assist di collo-esterno o anche a mano protesa verso Higuain e Pandev, ma anche la certezza di una figura carismatica, l’autorevolezza d’un personaggio che mille ne ha viste e altrettante ne vuole scoprire.
CONTRATTO. I numeri, nei bilanci, scuotono le anime e interrogano le coscienze: però ci sono convergenze parallele (direbbero) che inducono a crederci, c’è un Reina che resterebbe eccome e ci sono un De Laurentiis, un Bigon ed un Benitez che lo terrebbero eccome. C’è un contratto comunque da numero uno, datato Liverpool: cinque milioni di sterline o giù di lì; e ci sono le posizioni reciproche da limare: quella di chi ha un mercato ed estimatori pronti ad accontentarlo, ma s’è incantato dinnanzi a Napoli; quella di chi ha il dovere – da manager – di meditare e comunque di rispettare il profilo societario. E poi c’è Rafael, che è il futuro da indirizzare: ma dipende da Reina, da quel che succederà volando da un palo all’altro.
FONTE Corriere dello Sport
Articolo modificato 3 Apr 2014 - 13:51