«Marotta e la Juve semplicemente non sanno perdere, ecco perché hanno montato la polemica». Il concetto espresso da Massimo Filardi è netto e chiaro: l’ex talentuoso fluidificante, ora tecnico dei giovanissimi dell’Avellino, fu ceduto dal Varese al Napoli (con cui ha giocato 63 gare dal 1985 al 1992) per circa 2 miliardi di lire proprio da Marotta, allora ds dei lombardi.
Lei conosce da tempo l’attuale dg della Juventus, con cui ha collaborato anche di recente, essendo stato osservatore per i bianconeri dal 2005 al 2011.
«È vero ma non devo certo a lui il mio salto nel grande calcio. Chi mi ha lanciato è stato Ambrogio Borghi, allenatore quando ero nei Giovanissimi del Varese. Conobbi Marotta, all’epoca alle prime armi, quando andai in sede a firmare il passaggio al Napoli, tutto qui. Non sapevo nulla di lui. Fu bravo a ottimizzare il lavoro di altri dirigenti, cedendo diversi talenti ai club importanti. È stato invece Ferrara a portarmi alla Juve, per la quale ho scoperto Immobile, per esempio. Dopo l’addio di Ciro sono rimasto altri due anni con la nuova dirigenza ma non mi sono trovato bene: troppo distacco, troppa freddezza, non c’era coinvolgimento come prima».
La querelle Marotta-Napoli come l’ha vissuta?
«La Juve ha dimostrato di non saper perdere. Nel calcio, come nella vita, non è sbagliato saperlo fare. Sarebbe stato un bel segnale riconoscere la superiorità del Napoli in quella singola partita».
Marotta, però, ritiene che il Napoli abbia ecceduto con festeggiamenti “provinciali”.
«Se non conosce bene le cose è meglio che stia zitto. Marotta è stato superficiale, non sa che i tifosi azzurri sono passionali, hanno un cuore, quello che forse non hanno altri tifosi, e un legame unico con la squadra. Hanno esultato per la vittoria sulla Juve esattamente come è capitato per gli altri grandi successi di quest’anno con Borussia, Arsenal o Roma. Non è stato provinciale nè il club e nè il tifo, non ci sono state esagerazioni: Marotta si informi meglio».
Perché, allora, la Juve ha insistito molto sui 100 milioni spesi sul mercato e sugli eccessi da tifo anche quattro giorni dopo?
«Ripeto, perché ci sono arroganza e assenza della cultura della sconfitta. Inoltre quando parlano di investimenti sul mercato è come se volessero sottolineare che il loro lavoro è stato fenomenale perché non hanno speso altrettanto. Non è vero perché la Juve spende in ingaggi e in quantità della rosa, basta vedere il loro parco attaccanti: nel Napoli alle spalle di Higuain c’è Zapata, loro hanno sei bomber. La dirigenza bianconera è abile ma non ha realizzato nessun miracolo: con i loro mezzi è ordinario vincere lo scudetto, avrebbero dovuto anzi essere almeno tra le prime otto in Champions League».
Fonte: Il Mattino
Articolo modificato 5 Apr 2014 - 09:47