Nemo proheta in patria recitava un antico detto, è più semplice far emergere le proprie qualità, ed essere apprezzati, lontano da casa, verità assoluta di questi tempi e il calcio spesso non fa eccezione. In particolar modo a Napoli, piazza in grado di donare uno sviscerato amore ai propri figli, ma nei confronti dei quali è sempre esigente, forse troppo. Un quadro che dipinge alla perfezione l’annata di Lorenzo Insigne, il numero 24 azzurro.
Eppure le premesse erano state diverse, la scorsa stagione il folletto di Frattamaggiore arrivava a Napoli portando in dote il meraviglioso campionato con il Pescara di Zeman, dovendosi accollare un’eredità pesante, quella di un Ezequiel Lavezzi che lasciava Napoli dopo cinque stagioni in cui aveva mandato in visibilio il pubblico di Fuorigrotta. Nonostante tutto il rapporto tra Insigne e il pubblico partenopeo appariva come inscindibile: i tifosi sostenevano a piena voce il loro nuovo pupillo, chiedendo addirittura maggiore fiducia rispetto a quella concessagli dall’ex tecnico Walter Mazzarri. Un matrimonio iniziato con i migliori auspici, dunque, ma che quest’anno invece è stato caratterizzato da un odio/amore reciproco di catulliana memoria.
Il Napoli è cambiato, il progetto tecnico è cresciuto esponenzialmente e con esso la concorrenza nel ruolo, dove gli arrivi di calciatori come Callejon e Mertens hanno notevolmente impreziosito la rosa azzurra. In maniera proporzionale è aumentata anche l’esigenza del pubblico, che spesso si è dimostrato insofferente nei confronti di Insigne, richiedendo sempre e comunque prestazioni all’altezza di una squadra pienamente competitiva. L’apice di questo scontro nel gennaio scorso, quarti di Coppa Italia, il Napoli al 70′ di gioco è ancora bloccato sullo 0-0 contro la Lazio di Reja. Benitez richiama in panchina l’esterno napoletano, non certo esaltante in quanto in più occasioni aveva fatto mugugnare il pubblico, per inserire Dries Mertens. Parte una bordata di fischi, mai così fragorosi si erano percepiti nei confronti del giovane proveniente dal vivaio azzurro, che stizzito si lascia andare a dei gestacci nei confronti dei suoi critici. Errore grossolano, anche se esagerato il responso dei tifosi va sempre accettato, e infatti Lorenzo non tardò a scusarsi del proprio gesto.
A distanza di tempo le critiche continuano a non mancare e puntuale arriva la frecciatina del talento partenopeo ai microfoni di Radio Kiss Kiss: “I tifosi napoletani sono particolari per loro i giocatori più importanti sono quelli che segnano. Non vedono i sacrifici di chi in campo si impegna”. Uno sfogo, evitabile quanto il gesto già citato, figlio di chi non vede riconosciuto il proprio impegno, a discapito di una poca lucidità sotto porta.
La verità sta nel mezzo. Lorenzo per diventare un grande campione, un elemento essenziale di una big quale il Napoli ha tutte le pretese di diventare, deve accettare le critiche, anzi sfruttarle per migliorare costantemente e crescere giorno dopo giorno, partita dopo partita. Il pubblico, d’altro canto, deve mostrarsi più obiettivo: Insigne quest’anno è stato impiegato per la prima volta in ruolo completamente nuovo, pregno di impegni tattici e di sacrificio che non implicano esclusivamente velleità offensive. Ovvio che inizialmente possano esserci problemi di lucidità in fase realizzativa, ma i numeri sono tutt’altro che negativi. Le statistiche parlano di 6 goal e 9 assist accompagnati da tanta quantità, impegno e dedizione. Qualità riconosciute in primis dal tecnico con continui attestati di stima, spesso viene preferito ad un campione come il 14 belga. Devono anche essergli riconosciuti da un pubblico che in fondo lo ama, e in questi mesi lo vuole protagonista vincendo il primo titolo in maglia azzurra, per poi volare in Brasile tenendo alto il vessillo partenopeo con la maglia della nazionale.
Questo è il percorso da tracciare, tutti uniti in un’unica direzione.
Edoardo Brancaccio