Dario D’Agostino ha 30 anni e fa l’operaio. Da due giorni a questa parte, però, è diventato l’idolo degli anti-napoletani, salito alla ribalta come il tifoso “aggredito da De Laurentiis” nel dopo gara di Parma – Napoli.
Ma chiariamo un po’ di cose. Ammesso che il presidentissimo non è nuovo ad episodi del genere (ricordate la cacciata all’uscita dalla Lega e il passaggio in motorino?) e premesso che il gesto di De Laurentiis è inammissibile da una persona navigata come lui e dalla carica che ricopre, ammesso tutto questo, dicevamo, questo signor Dario D’Agostino sta esagerando un pochino.
E ve lo spiego subito. Partiamo dalla prognosi: cinque giorni di riposo e un trauma contusivo rachide lombosacrale. C’avete capito qualcosa? Tutti abbiamo visto le immagini del faccia a faccia (e non mi pare che ci sia voluto l’esercito per dividerli). Ma cinque giorni sembrano davvero troppi. Il trauma contusivo, poi. De Laurentiis sarà pure un uomo che si fa prendere dalle emozioni, ma non vedo in lui un lontano parente di Roky Marciano.
Ammesso l’errore di DeLa, dicevamo, che rimane inammissibile per una persona come lui, pare che il signor D’Agostino stia alzando un po’ troppo l’asticella. “Quanto è accaduto mi sta creando stress e tensione – dice -. Non sono abituato a situazioni del genere. Non sono riuscito a dormire e non sono andato nemmeno al lavoro. Io sono un operaio, e anche sul posto di lavoro mi sento a disagio di fronte ai colleghi. Ho delegato subito il mio avvocato affinché si occupi della vicenda” – ha detto al Resto del Carlino.
Non accettando l’invito, caro D’Agostino, non hai fatto altro che alimentare la situazione. E parlare di dignità mi sembra davvero un po’ troppo. “La mia dignità di persona e di tifoso non la vendo a nessuno, nemmeno a chi ha solo più soldi di me. Sono sicuro di tenere di più io al Napoli, sia come squadra sia come città, che il presidente De Laurentiis”.
Meglio un presidente focoso che uno che lucra di nascosto, meglio un’azione impulsiva che un gioco studiato a tavolino per avere soldi e visibilità. Caro D’Agostino, mi auguro che tu torni presto a lavorare. E puoi fare sonni tranquilli. Il buon De Laurentiis non ti attaccherà più. Niente più cinque giorni di prognosi, niente attaccchi mediatici. Sì, perché questa vicenda è servita solo a far parlare tanti, e troppo.
Poteva chiudersi con una stretta di mano, e invece no. Attento, caro DeLa, c’è chi si prende il dito con tutta la mano.
Raffaele Nappi