Nell’analizzare tutti gli ultimi passi falsi del Napoli, in particolar modo quelli contro Parma, Genoa, Livorno, Atalanta, Bologna e Chievo, riemergono costantemente due dati: il primo è la presunta mancanza di motivazioni contro squadre medio-piccole ed il secondo è la difficoltà nella creazione della manovra e dell’impostazione del gioco a centrocampo. Se sotto accusa spesso è finita la difesa, attualmente tra i tifosi sembra che il reparto che non convinca sia proprio la mediana, specchio dei pro e dei contro del modulo prediletto da Benitez e che, spesso e volentieri godendo di due soli uomini, va in difficoltà.
Questione di forze tecniche più che di tattica, ancor più considerando le scelte dell’esperto allenatore spagnolo. Nel match del ‘Tardini’ che ha visto il Parma vittorioso ad esempio, la coppia di centrali era composta da Inler e Jorginho, entrambi in difficoltà in particolar modo nella prima frazione di gioco, trovando più varchi poi nella ripresa. Due giocatori che si stanno approcciando da poco a questo nuovo schieramento, ma che in svariate gare hanno saputo comunque fare la differenza, soprattutto l’ex Verona, un ragionatore ed una pedina vivace e brillante più che un guerriero alla Behrami, per intenderci.
Quest’ultimo infatti, servirebbe come il pane agli azzurri, in particolar modo quando ci si trova di fronte a squadra che giocano strette e meno a viso aperto, più attendiste, che pensano a rompere la fonte del gioco avversario, ripartendo poi in velocità con tagli che ahimè, spesso eludono la difesa. C’è da dire però, che quando Inler gioca con una pedina di qualità al suo fianco come Jorginho, mette in luce non solo il compagno di reparto ma persino se stesso, cosa che accadeva con meno frequenza quando Benitez lo affiancava a Dzemaili. Anche quest’ultimo risulta essere un jolly prezioso per la squadra sotto l’ombra del Vesuvio, con buonissime doti inoltre da goleador che all’occorrenza fanno sempre comodo.
Chi manca nel dare il suo incredibile e fondamentale apporto a centrocampo però, sembra essere proprio Marek Hamsik, colui che dovrebbe agire tra le linee e che nuovamente appare spento ed irriconoscibile. Il capitano partenopeo contro il Parma ha deluso fortemente le aspettative, nonostante nelle ultime uscite fosse apparso in netto miglioramento. A tratti abulico e macchinoso, spaventa vederlo incerto in particolar modo al momento della conclusione. Non è da Marek, non è da colui che ha sempre meravigliato tifosi ed addetti ai lavori per la sua precisione e la sua versatilità, fulcro di ogni manovra e mente di un Napoli in crescita. Da quando lo slovacco è tornato in campo offuscato e senza brillare, ne ha risentito anche tutto il reparto centrale.
Stesso discorso per l’attacco, che quando non incide al meglio e non aiuta i compagni in copertura, non regala quello sprint in più per colmare il gap con squadre che, oltre al cuore, ci mettono anche cinismo, testa e scaltrezza a dispetto della qualità e dello spettacolo. Quando i fuoriclasse non restano sotto i riflettori è tutto il Napoli a soffrirne e la scarsa sufficienza in pagella della mediana resta quindi, soltanto una delle conseguenze da pagare.
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