A tre giorni dal flop contro il Parma è impensabile non tornare con la mente a quanto successo al ‘Tardini’, dove è sceso in campo un Napoli fumoso, impreciso ed in difficoltà nell’impostare la manovra, totalmente l’opposto di ciò che aveva palesato contro la Juventus. Un’involuzione probabilmente dovuta al modulo dell’avversaria, ad una serie di circostanze ed episodi che nel calcio spesso fanno la differenza ed ad una serie di pedine che hanno deluso le aspettative, non creando la macchina perfetta che, ultimamente, aveva soddisfatto i tifosi. Si avverte lo stress psicologico di una stagione ricca di impegni e con qualche delusione alle spalle ancora da smaltire, unita a una classifica che, al momento, lascia pochissimo spazio ad interessanti capovolgimenti. Ecco che le motivazioni salgono e scendono toccando picchi storici, ai quali Benitez cerca di porre rimedio mandando in campo una squadra spesso rinnovata e che può vantare una serie di pedine che si incastrano tra loro al meglio.
Se Walter Mazzarri fino allo scorso anno veniva spesso giustamente accusato di far giocare sempre e solo i soliti titolarissimi spremendoli fino a privarli delle energie fisiche e mentali, di sicuro non si può dire lo stesso dell’esperto tecnico spagnolo che ha sempre messo in campo formazioni diverse, apportando piccole modifiche ad un assetto che prendeva ogni giornata che passava sempre più forma. A leggerlo tutto d’un fiato, il tabellino di partenza del match di Parma lasciava poco spazio alla fantasia, con Insigne che prendeva il posto di Mertens, Henrique confermato in difesa sulla destra e Ghoulam sulla sinistra.
Ciò che ha fatto riflettere, sono stati i primi due cambi al 68′: dentro Mertens (finalmente) e Duvan, fuori Callejon ed Higuain, due pedine intoccabili. All’81’ fuori anche il capitano Hamsik, con al suo posto un vivace Pandev. Attacco completamente rinnovato e che, nel quarto d’ora finale, è stato una vera e propria spina nel fianco della difesa emiliana, sfiorando più volte la rete e con un sacrosanto rigore non concesso. Ma non è la prima volta: spesso Benitez cambia in difesa buttando nella mischia Britos e Réveillère, utilizza Behrami e Dzemaili sulla mediana fino alle apparizioni di Radosevic e fa tanto turn over nella zona più avanzata del campo, palesando non solo una squadra compatta e sempre pronta quando chiamata in causa ma anche di spessore e portatrice di certezze, che può sempre fare la differenza a prescindere dai titolarissimi.
Che alcuni abbiano quel qui in più del fuoriclasse questo è un dato sicuro ma, a prescindere da chi scenda in campo, è certo che ognuno darà il massimo per la causa partenopea, pronto a mettere in luce prima i compagni e poi se stesso. E’ questo uno dei tanti meriti di Benitez, che assume un valore ancor più importante con pedine al primo anno in Italia ed a Napoli. Con questi presupposti, il futuro non può che essere soltanto in discesa.
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