La Grande Bellezza è ovunque: in quell’orizzonte che si spalanca e chiede d’essere divorato con gli occhi, nella storia d’una città da godere, nei capolavori d’arte che circondano Napoli e la cingono d’un fascino da cogliere, affinché resti dentro non solo il calcio ma l’essenza della cultura. «L’ho fatto con piacere ed ho compiuto ciò che ritengo un dovere». La Grande Bellezza s’è stagliata dinnanzi allo sguardo estasiato di Benitez in quel tour reale in più e più tappe, in quella presa di coscienza della propria realtà attraversata con la curiosità del turista ingolosito dal panorama e dai monumenti, in quei viaggi last minute nelle viscere di Napoli, vissuta assorbendone i profumi e però anche le emozioni, scoprendola e verificando l’empatia afferrata atterrando e ammirandola sino a restarne sedotto.«Perché questo patrimonio è straordinario e meriterebbe d’essere promosso, con una valorizzazione che miri al marketing».
TOP TEN – Il Nick Hornby della panchina (stavolta un tecnico-scrittore a metà, tra Febbre a 90° e Alta fedeltà) si presentò con un un quiz, il giorno in cui strinse la mano a De Laurentiis per firmare quel contratto annuale (con opzione per la società al 31 maggio prossimo): indicatemi i dieci luoghi di Napoli da vedere a tutti i costi. E in quell’istante, in quel messaggio così diretto al cuore della gente, in quella mano tesa per conoscersi, per prendersi pure epidermicamente, si scoprì che il pallone nascondeva (ben) altro: così, su due piedi, emerse la figura del Gran Comunicatore, però in profondità (a prescindere, e ci mancherebbe, dal 4-2-3-1, dagli schemi e dalle ideologie calcistiche, dalle diagonali offensive e dal sistema difensivo) si racchiudeva la sensibilità d’un personaggio deciso a svelarsi ed a svelare a se stesso quel mondo ancor’ignoto (ma soltanto per poco).
Articolo modificato 10 Apr 2014 - 10:46